Verso L'IGNOTO...

INIZIO REVISIONE, IN DATA: 15/11/16.
FINE REVISIONE, IN DATA: .../.../16.
(1 Rev. by, "TheRaffa70B")
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IN ATTESA, DI 2a REVISIONE
(WORK, IN PROGRESS)

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Capitolo Otto

"DENTRO L'IGNOTO"
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Maggiore è la conoscenza, più grande è il dolore”. Anche se i sognatori del mondo sono sufficientemente dotati di conoscenza di un ordine trascendentale, viene loro negata la conoscenza del prezzo che i loro sogni esigeranno. Forse è bene che sia così; altrimenti il mondo non avrebbe mai imparato a sognare.

Così il sognatore del  1926-27 non poteva prevedere la flagellazione che il suo sogno gli avrebbe inflitto, né poteva anticipare le forze stupende che si sarebbero radunate per la conferma del suo sogno. C’erano  voluti quasi venti anni per un giorno, nell’ Ottobre del 1946, in cui la forza più potente per la conferma cominciò a funzionare oltre le sue più ardenti aspettative. Aveva portato la realizzazione delle sue speranze di vent’anni prima, quando era andato a trovare un altro degli eccentrici pionieri mondiali nella persona del Dr. Robert Goddard alla Clark University di Worchester, nel Massachussetts. Il Dr. Goddard stava allora faticosamente sperimentando per la costruzione del missile nel suo laboratorio all’università. Anche a lui erano stati negati i fondi per il perfezionamento del suo particolare sogno. E aveva sentito della consueta beffa riservata ai sognatori di tutte le epoche.

Se c’era la possibilità di concretizzare la conferma della Continuità Fisica per mezzo del missile, c’era una qualche aspettativa sulla perfezione iniziale del razzo e per la parte straordinaria che era destinato a giocare nel procurare i dati della conferma. Quindi fu con un entusiasmo senza limiti quando nell’Ottobre del 1946, il missile V-2 della U. S. Naval Research Bureau, fu proiettato sensazionalmente nell’oscurità perpetua della stratosfera oltre il cielo che avvolge la comunità del deserto di White Sands, nel New Mexico. Lì, all’altitudine di sessantacinque miglia, la sua fotocamera sviluppò dall’area di cielo terrestre fotografata, una innegabile replica di ciò che era stato descritto già prima, nel 1927.

Quella foto originale sopra White Sands era conforme in quasi ogni confronto con il disegno rivoluzionario del 1930. L’unica differenza era che la deriva del missile aveva sviluppato un angolo di visualizzazione delle aree del disco presentate dal disegno. Sulla foto, fosse stata fatta sulla perpendicolare, ci sarebbe stata sviluppata una delle aree a disco luminose. Quel disegno originale del 1930 delle illusioni della luce del cielo è stato riprodotto nella figura 4. Esso merita l’osservazione letta e studiata, perché è la chiave per realizzare i valori di fatto dell’Universo.

Le foto della fotocamera del missile della U. S. Navy hanno provato che ogni lente della fotocamera alla sufficiente altitudine in stratosfera mostrerà ogni area di cielo esterno della Terra fotografata, come una entità luminosa e ingannevolmente globulare e isolata, o “corpo”. La foto contiene un angolo di visualizzazione del disco; una foto sulla perpendicolare mostrerebbe uno dei “desunti corpi” del celeste osservati telescopicamente. Essa prova l’illusione di secoli di osservazione astronomica dell’universo su di noi che, per la superficie luminosa dell’area a disco, deve imporre la delusione di un “corpo” isolato e globulare.

Nella luce di tale performance sensazionale della fotocamera del missile all’interno dell’infinito corridoio oscuro della stratosfera, è stata tenuta alta la speranza per l’influenza della foto. Si credeva ragionevolmente che la foto avrebbe destato i guardiani in letargo dell’Universo matematico e permesso la realizzazione delle illusioni della luce del cielo delle epoche. Comunque, nonostante tale realizzazione memorabile, non ci fu un apparente risveglio degli  autoproclamatisi arbitri del modello Universale. La loro evidente mancanza di discernimento accentuò il detto cristiano: “Nessuno è tanto cieco come chi non vuol vedere”.

Di conseguenza, anche se fu presentata la verità senza rimorsi della precedente divulgazione  ortodossa, l’equivoco globulare causò lo sviluppo di una serie di interpretazioni errate di quella foto e delle altre che seguirono. L’errore di interpretazione rappresenta i tentativi abbandonati di mantenere intatto il ritratto mentale fallace di una Terra a globo matematicamente isolata. Se le foto dalla stratosfera delle aree del cielo esterno tengono abbondante prova che la globularità e l’isolamento sono illusori, il loro messaggio è troppo profondo per comprenderlo ed accettarlo.

“La mia verità è la verità”.  Così diciamo tutti. E’ sacra, e dev’essere preservata, anche se essa contraddice il fatto. Quindi per sfuggire la realtà che detronerebbe la verità accettata, l’area di cielo terrestre fotografata a sessantacinque miglia fu conclusa essere un’area celeste lontana. Quella conclusione, anche se priva di fondamento, derivava dall’assunzione che la fotocamera del missile si fosse inclinata come il missile, che  raggiungendo il suo limite di volo nella stratosfera, girò e cominciò la sua discesa, e la prima foto fu desunta essere un segmento di un “corpo a globo” celeste lontano milioni di miglia.

Il fatto rimane che la fotocamera non aveva bisogno di inclinarsi, come desunto. La semplice rotazione del missile nel suo volo a vela, o alla deriva discendente, avrebbe causato la registrazione della fotocamera ad un angolo dell’area di cielo terrestre globulare che il missile stava avvicinando. Le foto seguenti oltre la stessa area di cielo hanno confermato quest’ultima conclusione.

Viene facilmente percepito che nella rotazione del missile le lenti della fotocamera non avrebbero potuto riprodurre l’intera area di cielo terrestre come se fosse stata fotografata sulla perpendicolare. Quindi a seconda della rotazione del missile, solo un arco del disco completo dell’area di cielo poteva essere rilevato dalle lenti. Risultò in un’area a disco incompleta che è stato illustrata.

La funzione delle lenti della fotocamera non è cambiata. E’ stato sviluppato un disco attraverso la rilevazione ad un angolo. Successivamente, si è stati costretti a produrre solo angoli di un disco perché il missile continuava ad andare alla deriva. Non c’era scelta per una foto sulla perpendicolare.  Se ci fosse stata, le foto dopo la rotazione del missile avrebbero mostrato un’area a disco completo paragonabile a quella della figura 4. Naturalmente, quando ognuna di tali aree a disco viene rilevata, deve apparire ingannevolmente isolata. Deve esserci spazio fra le aree di cielo a disco. Quello è ciò che fornisce le basi per l’idea sbagliata dell’isolamento.

Si è desunto perciò, che le lenti che sono state in grado di far convergere le aree di cielo terrestri ad una distanza di cinquantacinque miglia, avessero fotografato un’area celeste desunta essere lontana milioni di miglia. Molto interessante.

Per evitare ogni possibilità di confusione, lasciateci dire che la cifra di cinquantacinque miglia è accurata. Se l’altitudine del missile era di sessantacinque miglia, era solo a cinquantacinque miglia dalla superficie del cielo esterno che è stata fotografata. La distanza dalla superficie  della Terra al cielo è dalle sette alle dieci miglia; La cifra dieci miglia viene utilizzata qui per convenienza, e la differenza fra sette e dieci miglia significa poco o niente per l’illustrazione.

Le lenti che rilevarono quella che fu falsamente dichiarata essere un’area del celeste produssero un identico contorno nelle seguenti foto indiscusse dello stesso cielo terrestre da una distanza di novanta miglia. (L’altitudine del missile era di un centinaio di miglia.)

Si deve osservare che se la fotocamera fosse stata nella coda del missile piuttosto che nel naso, ci sarebbero state numerose foto di dischi pieni, prese dalla superficie del cielo esterno sul limite di volo nella stratosfera a novanta miglia. Esse sarebbero state prodotte prima dell’angolo di visualizzazione fotografico preso al momento del giro del missile nella stratosfera. Dopo il giro, tutte le foto del cielo terrestre devono essere state prese da una fotocamera nel naso del missile, non appena il missile scendeva in una lunga planata o alla deriva. Esse mostrerebbero angoli di disco che dipendono  dall’angolo della deriva del missile durante la discesa. L’angolo fotografico sarebbe stato preso di continuo finchè il missile non è penetrato di nuovo nel cielo esterno della Terra, nel suo ritorno sulla superficie terrestre. Tale era infatti la procedura nella spedizione fotografica precedente. Quindi le foto stanno solo mostrando un angolo del terrestre come dovrebbe essere.

Inoltre, se tale angolo fotografico non era necessariamente dell’immediata area di cielo terrestre da dove aveva avuto origine il volo, sarebbe dovuta essere una foto di un'altra area di cielo terrestre, oltre il punto di origine del volo a White Sands. Nessuno ha mai visto una foto telescopica di qualche area celeste presentata solo come un angolo di visualizzazione di un disco o come un segmento di uno dei molti milioni di cosiddetti “corpi a globo”. La ragione è che i telescopi dell’astronomo sono fermamente ancorati. Non stanno andando alla deriva attraverso lo spazio come stavano facendo le lenti della fotocamera del missile, quando hanno rilevato le aree luminose del cielo terrestre.

Quindi la fotografia telescopica mostra ogni area come un disco completo. Al vecchio Galileo Galilei non sarebbero piaciuti solo gli angoli di un globo.. Lui “vide” “corpi a globo” completamente rotondi, e “corpi a globo” completamente rotondi devono essere. E lo sono – ma nell’illusorio.

Le contraddizioni manifeste conseguenti da accounts pubblicizzati e copie delle foto del cielo terrestre, non sono state evidentemente considerate sufficientemente fuorvianti. Sono state presentate per un viaggio mentale popolare nella terra tortuosa dell’assunzione  che segue.  

Un’oscura,  apparentemente acquosa area nella parte bassa a sinistra di una delle foto dell’area di cielo terrestre, è stata proclamata essere il Golfo del Messico. Non c’era comunque, menzione del fatto che fosse stato usato un mezzo di penetrazione della luce. Non c’è dubbio in molti che hanno letto volentieri l’interessante novella intitolata Isola nel Cielo. Lo scopo di quel titolo è un libro nel mondo della realtà; ma la designazione di “Golfo del Messico nel cielo” è un’altra cosa, non del mondo reale, visto che non è il titolo di un libro. Le ex offerte con il mondo reale. Libri e titoli sono di quel mondo, mentre i secondi accordi, e solo in quanto tali nessuna negoziazione possa esserci stata, con le cose e le condizioni in un mondo che non è.

Per spiegare ulteriormente, viene mostrato che le foto prese ad una altitudine di un centinaio di miglia della superficie della Terra, o a circa novanta miglia dall’area di cielo terrestre che è stata rilevata dalle lenti della fotocamera, doveva presentare una delle due cose. Entrambe le condizioni non potevano esistere simultaneamente nella stessa area di cielo terrestre. Sia (1) la foto con l’area apparentemente acquosa è una vera foto di un’area delle superficie terrestre, compiuta attraverso il mezzo della pellicola infrarossi ed extra sensibile, che ha permesso alle lenti della fotocamera di penetrare la luminosità del cielo e riprodurre la superficie terrestre sotto quell’area del cielo,  nel qual caso i dettagli della superficie non sarebbero stati riprodotti con chiarezza; o (2) la foto non è stata presa con luce ad infrarossi, nel qual caso le lenti non hanno penetrato il cielo esterno luminoso e la foto non ritrae acqua, come dichiarato.

Perciò l’area che appare come acqua rappresenta nient’altro che la variazione di luce ed ombre e all’interno della luce dell’area di cielo terrestre fotografata. E’ proprio un’altra illusione di ombra e luce come quella che si è sviluppata nel fotografare la luce celeste. Quell’attività naturale della luce ha creato e continua a creare molte grottesche entità del mondo astronomico.

Ad affermare la sospetta assenza dell’infrarosso, non era la consueta menzione della sua applicazione.  Se non è stato utilizzato, la descrizione della foto dev’essere errata ed esprime solo quello che ci si aspettava piuttosto che ciò che la foto contiene. E’ noto che tutti vediamo solo quello che vogliamo vedere, e crediamo solo a ciò che vogliamo credere. Ed è vero che “le osservazioni create appositamente, sono dubbie come le spie”; la questione del “Golfo del Messico nel cielo” sembra esserne un caso emblematico.

La sostanziale maggior evidenza che indica che l’area apparentemente acquosa della foto, non è altro che ombreggiatura della luce dentro un’area di cielo terrestre, che risiede nel fatto che l’area somigliava ad acqua. La fotocamera del missile potrebbe non essere penetrata attraverso la densità della luce del cielo  senza l’aiuto di una speciale emulsione fotografica, e se quella emulsione fosse stata usata avrebbe sbiancato l’acqua oscura sotto il cielo luminoso. L’area oscura apparentemente acquosa della foto sarebbe stata bianca, e perciò non come un corpo d’acqua in apparenza.

Inoltre, il Golfo del Messico non avrebbe avuto la possibilità di riflettere le sue caratteristiche fisiche conosciute sotto la fotografia attraverso la luce e la distanza registrata. I fiumi fotografati in foto aerea ad altitudine non superiore a cinque miglia, perdono le loro caratteristiche fisiche di fiumi e diventano semplici linee, o strisce, sulla superficie terrestre. Una tale condizione si sviluppa in fotografia che non è attraverso la luce del cielo. Quindi, quando la distanza fotografica si moltiplica di quindici volte e le lenti sono costrette a penetrare attraverso  la luce del cielo con l’aiuto dell’infrarosso, ci si potrebbe fortemente aspettare un ritratto più chiaro delle reali condizioni fisiche o degli oggetti fotografati.

Infine, per quale favore della negromanzia le lenti di una fotocamera a novanta miglia dalla superficie del cielo esterno fotografato, potrebbero far sì di venir riprodotte nella foto del livello di cielo a novanta miglia e del livello della superficie terrestre ad un centinaio di miglia?

In particolare, quando un livello che era luminoso ha coinvolto la fotografia contro lo sfondo scuro della stratosfera, mentre, l’altro livello richiedeva luce per uno sfondo fotografico? E come potrebbe la foto sviluppata di entrambi i livelli mostrare che l’intera area fotografata era luminosa tranne che per la piccola area oscura della cosiddetta acqua del Golfo del Messico?

Si dovrebbe concludere che non c’è cielo oltre il Golfo del Messico. C’era cielo oltre la superficie della terra perché nessun territorio è stato mostrato. Una volta che le lenti avessero penetrato la luce del cielo si sarebbe rilevata terra così come acqua, ma la cosiddetta area d’acqua non era che una piccola parte della fotografia completa. Una tale moderna magia permetterebbe di fotografare il tappeto in un salotto ed avere un’area della foto sviluppata che mostra un tubo dell’acqua in un angolo della cantina mentre il resto della fotografia mostrerebbe oggetti nel salotto sopra la cantina. Tale magia fotografica sarebbe superiore ai raggi X, che nel fotografare un livello sembra perdere l’altro. In questa comparazione, l’interno e l’esterno diventano pari ai livelli che si fotografano.

Gli esperimenti più semplici stabiliscono che è impossibile vedere cosa c’è nel luogo opposto di ogni area o oggetto luminoso. Cercare di guardare ovunque attraverso la fiamma di un fuoco. Cercare di penetrare la luminosità di un qualsiasi tipo di bruciatore. Si troverà che la luminosità di un filamento elettrico, o anche le fiamme flebili di un getto di gas che brucia o di un comune partita, sfideranno la penetrazione delle lenti.

Non si deve mai perdere di vista il fatto che non esiste strumento di osservazione che sia stato modellato dopo le lenti umane. Le lenti umane sono grandi e magnifiche; ma sono soggette a molti errori. Perciò, si deve tenere a mente che ogni lente detiene lo stesso errore elementare come le lenti ottiche. Si dimostra un grossolano equivoco dichiarando che se le lenti umane sono soggette ad errore, le lenti fotografiche superano l’inerente errore. Non fanno nulla di simile. Se lo facessero, non ci sarebbero le curve sviluppate dalle lenti fotografiche.

L’avanzamento del telescopio attraverso la registrazione fotografica delle aree di cielo celesti luminose rilevate telescopicamente, non fanno avanzare i risultati telescopici oltre il punto ottenuto quando Galileo modellò il suo telescopio. Almeno nella misura in cui i risultati hanno a che fare con la realtà delle cose celesti e le condizioni, non vi è stato alcun avanzamento. La mente dell’astronomo dev’essere stata influenzata  dall’errore inerente delle lenti fotografiche così come dall’errore delle lenti telescopiche. E l’ingrandimento del potere delle lenti in nessun modo elimina l’errore; infatti, l’ingrandimento allarga il campo d’applicazione dell’errore originale. Le entità irreali di tali agenti di rilevamento duali sono moltiplicati. E se le entità sono irreali, sono più velocemente accordate allo status di realtà a seguito della fiducia malriposta nell’abilità dei due agenti che rilevano al posto di uno.

Come si procede lungo la corsia astro-matematica dell’incantesimo, si trova che una foto della fotocamera da missile successiva, ad una altitudine di centocinquanta miglia, contiene formazioni simili a nuvole bianche. Apparivano sullo stesso piano come il resto dell’area luminosa di cielo fotografata. Strano a dirsi, come l’area buia della foto descritta in precedenza ad una altitudine di cento miglia fu male interpretata come acqua sul livello terrestre dieci miglia sotto l’area di cielo fotografata, le formazioni di luce bianca della nuova foto furono dedotte come nuvole nella stratosfera sopra l’area di cielo fotografata. Naturalmente le formazioni di luce bianca del cielo non rappresentano “nuvole nella stratosfera”. Tutta la luce fotografata è bianca. E il bianco eccezionale nella foto era l’intensificazione della luce del cielo naturale. La luce bianca era più pronunciata contro le ombreggiature scure della luce di una parte della foto; quindi se il bianco era più rappresentativo della luce del cielo, era considerata essere rilevata dall’area della luce del cielo. Era semplicemente un aspetto del cielo luminoso terrestre.

In mancanza di un riferimento ragionevole alle nubi di gas formate in quella particolare area di cielo ricorda l’annuncio apt di uno scienziato famoso: “Il mondo del matematico è popolato da tutti i tipi di entità che non sono mai o mai potrebbero esistere in terra o in mare nell’universo su di noi”. E qui ci prendiamo la libertà di aggiungere convenientemente… né ovunque nelle aree di cielo luminoso. Può essere appropriato registrare che le nuvole di riferimento comune, sono limitate alla formazione dentro la regione della Terra di densità atmosferica. Quella regione si estende dal livello del mare a circa sei miglia sopra le superficie terrestre. Le nuvole sono prodotte come un risultato delle condizioni atmosferiche prevalenti attraverso l’intero Universo, contrariamente alle conclusioni degli astrofisici. Non dev’essere una rivelazione stipulare che si suppone che le nuvole, come comunemente riferito in un mondo reale, contengano umidità o il potenziale chimico per l’umidità. 

L’umidità di tali nuvole atmosferiche può svilupparsi in pioggia, grandine o neve. Sarebbe estremamente affascinante testimoniare la produzione di pioggia e neve dagli elementi gassosi di ogni area di cielo, dove, a causa degli elementi particolari del gas del cielo, le nuvole non potrebbero mai formarsi.

Le aree di cielo celesti e terrestri devono contenere nuvole di gas. Ma sarebbe rivelatorio se fosse loro concessa la dovuta considerazione nelle conclusioni astronomiche riguardo le aree di cielo celesti. Quella considerazione dissiperebbe una grande quantità di mistero cosmico e permetterebbe anche agli astronomi una visione dell’Universo realistico.

Si rivelerebbe altrettanto sensazionale assistere a pioggia e neve dalla stratosfera. Se si nutre l’idea che la formazione nuvolosa atmosferica possa svilupparsi nella regione stratosferica dalla densità atmosfera trascurabile, il pensiero si potrebbe disperdere con la conoscenza del fattore che nega la formazione di nuvole nella stratosfera. Quel fattore è l’attività prevalente del raggio cosmico nella stratosfera di tutti i tempi. Il suo forte movimento è incessante.

Quindi l’insufficienza della densità atmosferica ed il movimento costante dei potenti raggi cosmici proibisce la formazione nuvolosa. I raggi sarebbero catturati senza pietà dagli elementi nuvolosi che tentano di raccoglierli nella stratosfera. Un esploratore della stratosfera ha descritto l’attività del raggio cosmico come segue:

“Essi bombardano la gondola stratosfera da tutte le direzioni”. E se la loro attività bombardasse una gondola metallica, quanto più effettiva sarebbe la loro attività contro una formazione nuvolosa?”
Pertanto, il problema sollevato dall’annuncio delle nuvole nella stratosfera oltre il New Mexico è comparabile al problema negativo delle prime ore scolastiche quando il problema presentato nega il problema stesso: “Cosa succede quando un oggetto inamovibile incontra una forza irresistibile?” Senza la necessità di applicare della matematica astrusa, si capisce che non si può conoscere un oggetto inamovibile in presenza di una forza irresistibile e viceversa. Si deve negare l’esistenza dell’ altro nello stesso tempo e luogo. Se l’oggetto è inamovibile, non può sperimentare una forza irresistibile; se la forza è irresistibile, non può esistere un oggetto inamovibile per quella forza. Quindi le nuvole comunemente conosciute, per esistere nella stratosfera dovrebbero essere più formidabili della forza della Forza Cosmica perpetua che sta dietro l’attività del raggio cosmico. Quella Forza dietro è un altro problema simile aggravato dalla deduzione.

Gli esploratori della stratosfera hanno sperimentato l’azione dei raggi cosmici, ma non c’è registrazione della loro esperienza avuta con le nuvole. Un aspetto importante della Teoria Copernicana era che la stratosfera, allora sconosciuta ed inesplorata, è vacua, o una approssimazione fine a se stessa, dove anche i raggi cosmici devono essere esclusi per la perfezione della teoria.  Comunque i dispositivi meccanici dell’ascesa moderna nella stratosfera e i voli dei missili hanno determinato la presenza ed hanno registrato l’attività fino ad ora sconosciuta degli elementi stratosferici. In tal modo è stato stabilito che la prima teoria dell’etere, o vuoto concettuale, è solo di valore assuntivo per sostenere altre assunzioni della teoria.

La funzione della legge naturale, quando l’Universo è stato creato, ha precluso ogni possibilità di vuoto attraverso l’intero Universo costruito. E la Natura, a causa della sua perenne produttività,  aborrisce un vuoto. Non funziona per niente con il vuoto. L’approccio più vicino al vuoto è stato raggiunto dall’uomo nei suoi laboratori terrestri, piuttosto che dalla Natura che lavora come un instancabile agente della Forza Creativa attraverso l’Universo.

Perciò, in considerazione dei valori stabiliti in un mondo reale, la conclusione dev’essere che le foto dalla stratosfera delle aree di cielo terrestre riproducono condizioni esclusivamente del cielo. L’ombra  scura è una parte dell’area di cielo luminoso così come il bianco. Tali condizioni corrispondono con quelle osservate in aree luminose celesti. E stabiliscono che sia stata procurata tutta la conferma necessaria delle scoperte del 1927. In quanto siccome le foto hanno provato che le aree di cielo terrestri presentano la stessa apparenza luminosa ed ingannevolmente globulare e isolata, così tutte le altre aree dell’Universo, viene mostrato che ogni area luminosa celeste, tiene gli stessi elementi chimici responsabili per la luminosità del cielo terrestre. Quindi il cielo è universale. Da quando è stabilito perciò che il cielo terrestre continuo apparirà essere un’area ingannevolmente compresa, isolata e globulare, i la logica detta che ogni area che sembra globulare e isolata del celeste sia infatti continua e connessa, così come il cielo luminoso terrestre. Quelle aree di cielo esterno luminoso della Terra, che appaiono ingannevolmente globulari e isolate rendono manifesto che la globularità e l’isolamento  delle aree celesti sono allo stesso modo puramente illusorie. Da quando esiste l’ampia illuminazione del cielo per oscurare la terra ad un’altitudine di dieci miglia, non c’è possibilità per le lenti della fotocamera del missile di penetrare la maggiore luminosità delle aree di cielo ad altitudini che vanno dalle sessantacinque miglia alle centocinquanta miglia. Le foto a una tale maggiore altitudine hanno uno sfondo della stratosfera più scuro che ad una altitudine di dieci miglia. Quindi la luminosità del cielo è più pronunciata e rappresenta una barriera più formidabile per la penetrazione delle lenti.

Per tornare al periodo tra il 1931 e il 1935, l’esploratore pioniere della stratosfera Auguste Piccard fu incapace di fotografare ogni superficie della Terra ad un’altitudine di dieci miglia. Quella altitudine permise la penetrazione dal cielo esterno della superficie del cielo.

Comunque, se Piccard non emerse nella stratosfera adeguatamente, la sua descrizione pubblicizzata di ciò che vide fu “La Terra è apparsa come un disco rovesciato illuminato.”

Questa conclusione è sostenuta dall’osservazione di Piccard dopo l’ascesa del 1931: “La Terra è stata presa su una sfumatura color rame.” Quella sfumatura rappresentava l’illuminazione primaria; fu sufficiente ad oscurare la terra solo dieci miglia lontano. Alle altitudini fotografiche della fotocamera del missile, l’area di cielo da tempo si sviluppava dalla primaria sfumatura color rame, in  un’area luminosa che sembrava estremamente globulare. Sicome la più piena luminosità dell’area di cielo si era sviluppata a causa dell’incremento di altitudine, le lenti della fotocamera stavano disegnando  il disco parziale dell’area di cielo in un disco completo ed apparentemente isolato, così che il disco parziale rilevato a dieci miglia era un disco completo, o “globo”, ad altitudini più elevate.

Nessuna quantità di incremento di potenza della lente nella fotocamera del missile poteva alterare lo sviluppo relativo. Infatti, ogni notevole incremento del potere delle lenti quando fotografano tali aree luminose di cielo terrestre e celeste contribuirà alla maggiore distorsione  dell’area luminosa e non contribuirà in alcun modo alla penetrazione della luminosità. L’incremento del potere delle lenti imporrà un ingrandimento oppressivo della luce e causerà che la luce, che normalmente si fotografa bianca, presenti una apparenza butterata di pozzi di luce e fessure. Allora la luce del cielo potrebbe apparire essere coperta di “canyons” corrispondenti ai cosiddetti “canyons”  mostrati nelle foto della Luna.

Come le lenti ottiche proiettano il miraggio del deserto per giocare sulla fantasia di qualcuno, le lenti della fotocamera che hanno sviluppato le variazioni di luce e le ombreggiature in un’area luminosa di cielo sopra White Sands producono illusioni corrispondenti che favoriscono le delusioni popolari dell’universo su di noi. Quelle lenti sono in grado di proiettare un lago o un canyon nel cielo esterno luminoso sopra l’area di Times Square di New York, senza laghi e senza canyons, o in ogni altra area di cielo dell’Universo. Il fattore formidabile della distorsione della luce causerà l’ondeggiamento di canyons fantastici nel cielo esterno luminoso sopra il piatto Deserto del Sahara e i campi di grano egualmente piatti del Kansas. Li si è tessuti nel cielo esterno luminoso che avvolge quella parte dell’Universo designata come Marte. I “canyons” di Marte non sono più reali di quelli che si collegherebbero al Deserto del Sahara e alle pianure dei  campi di grano del Kansas. Solo come tali “canyons” potrebbero esistere sulle pianure ininterrotti e sui deserti della realtà terrestre esisterebbero per la rilevazione telescopica dovunque nel celeste. Essi sono limitati alla luce del cielo; e sono uno sviluppo naturale dell’ingrandimento dei movimenti dei gas del cielo.

Come spiegato in precedenza (e come la proclamazione di un corteggiatore ardentemente innamorato, non può essere ripetuta troppo spesso), ogni area dell’universo su di noi possiede l’identico cielo che copre la Terra. E’ di diverse sfumature di blu quando osservata dalla superficie  terrestre e celeste, ed è luminoso quando osservata contro l’oscurità della stratosfera. Non dovrebbe essere troppo arduo fare uno sforzo per discernere che ogni “stella”, “pianeta” e nebulosa” astronomicamente definiti sono rappresentativi della luce del cielo celeste. Ci sono molti milioni di aree luminose celesti che devono ingannevolmente apparire isolate come le “stelle”. La funzione naturale del gas del cielo rende ogni area un proiettore potenziale di entità grottesche che non sono mai e mai potranno esistere in un Universo reale.

Se esistono in ogni parte del territorio continuo celestiale le caratteristiche fisiche del territorio terrestre – le pianure, la montagne, gli oceani, i fiumi e i laghi – nessuna lente, al di là del suo potere, ha mai rilevato tali caratteristiche fisiche attraverso il cielo luminoso. L’intensità della luminosità del cielo ha prodotto… [TESTO... ILLEGGIBILE..]
luminosity has be bearing whatever on the

L’intensità della luminosità del Cielo, è in grado di interporre.. qualsiasi cosa, a mo' di ostacolo, sul Potere di Penetrazione, che le lenti, hanno: la luce più brillante e quella più vaga, procurano, cioè.. ugualmente: barriere, alla nostra Osservazione.

La nostra abilità moderna di penetrare dentro lo sconosciuto fornisce l’edificante conoscenza che lo Schema Creativo non si conforma all’interpretazione astronomica. Le entità grottesche della definizione astronomica si mostrano essere prodotte dalla manifattura delle lenti. Il loro valore è mitico nella struttura realistica dell’Universo.
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