Come in Terra, così in Cielo...

INIZIO REVISIONE, IN DATA: 27/10/16.
FINE REVISIONE, IN DATA: .../.../16.
(1 Rev. by, "TheRaffa70B")
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IN ATTESA, DI 2a REVISIONE
(WORK, IN PROGRESS)

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Capitolo Sette

"COME IN TERRA, COSI' IN CIELO"
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Nella fig. 5, la foto di una luminosa, ingannevole area del cielo esterno della Terra, da un’altitudine di un migliaio di miglia sopra White Sands, dalle apparenze globulari e isolate, fatta dalla fotocamera sul missile V-2 della U.S. Naval Research Bureau, appare nel cielo luminoso una formazione simile a una nuvola. Verrà ridetto che la formazione risultante dalla variazione della luce dentro l’area di cielo luminosa fotografata, era stata scambiata per una nuvola nella stratosfera [Nel Pdf Originale, l'immagine si trova: sul frontespizio. Noi, ve la riportiamo qui. -NdR]
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-65 miglia di Altezzasul New Mexico-
Questa, fu una delle Fotografie: scattate dal Razzo V-2.
(Per gentile concessione del Laboratorio di Fisica, dell'Università di Johns Hopkins)
[Purtroppo, a noi, è arrivata: così; ed il Libro, come sapete: è ormai Fuori Catalogo.. Per cui, se qualcuno di Voi, avesse la possibilità, di mandarcene una: dalla Risoluzione Migliore... siate i Benvenuti! -NdR]
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Queste fotografie del Razzo V-2, e quelle.. delle conseguenti: successive Ricerche, sulla Stratosfera, a maggiori altitudini; rappresentano: la Prova... più definitiva e schiacciante.. della "Continuità Fisica" esistente, nel nostro Universo.. (In un altro capitolo [il 4 -NdR] è fornita la spiegazione sul motivo per cui la fotocamera del razzo del 1946, ha fotografato.. una zona "rotonda", per così dire, "sul limite"; piuttosto che: un ["apparente" ingannevole] mondo-Globo "completo", quale effettivamente produce... ogni singola zona, del nostro: "Cielo esteriore").
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Si consideri cosa sarebbe stata definita essere la stessa formazione bianca, ad una distanza di ventimila miglia o di centomila miglia. Non vi può essere alcun dubbio riguardo l’etichetta astronomica: essa, come molte altre corrispondenti formazioni di gas del cielo celeste, sarebbe stata conosciuta come una “nebulosa” alla deriva nel mare dell’oscurità che avvolge la stratosfera. Quella descrizione sarebbe stata applicata nonostante il fatto che la porzione bianca sia in realtà una parte intricata dell’area di cielo luminoso.

Le macchie nere rilevate  nella sezione della cosiddetta  “Via Lattea” del cielo celeste sono partners intriganti delle macchie bianche. Sarebbero state rilevate anche nel centro denso del nostro cielo terrestre dove l’intensità della luce del cielo presentava all’osservazione del telescopio, la “ricchezza di un campo stellare”. Quel centro del cielo terrestre dipenderebbe dalla posizione dell’osservazione tenuta nella stratosfera o nel territorio di un’area celeste.

Cambiando la nostra location terrestre presente in quella location celeste, ora considerata la “Via Lattea”, si troverebbe che il cielo terrestre oltre la posizione in terra che abbiamo lasciato, tiene la più grande concentrazione di punti di luce del cielo, e che quella sezione di cielo terrestre meriterebbe la designazione di “Via Lattea”. A confronto con altre aree di cielo terrestre, sembrerebbe tenere più punti luce. Ma siccome sembrano essere di più, individualmente apparirebbero essere molto meno luminosi degli altri punti luce di cielo rilevati singolarmente. O, se il cielo oltre il particolare punto terrestre di partenza, manca dell’apparente profusione di luce che lo qualifica per la comparazione celeste di “Via Lattea”, le altre aree di cielo terrestre possiederebbero  requisiti simili alla profusione di punti luce. Quindi attraverso il tratto luminoso dell’intero nostro cielo terrestre, verrebbe trovata dall’osservazione distante almeno un’area di cielo corrispondente alla celeste “Via Lattea”.

Come il nostro angolo di osservazione lontano dalla sovrastante “Via Lattea” terrestre è stato accentuato, sarebbe stato trovato che c’era un’apparente diminuzione della concentrazione di luce del cielo o, come definito astronomicamente, una modificazione della “ricchezza del campo stellare”. Anche se la “ricchezza del campo stellare” astronomicamente definita , sarebbe costante nella continuità della luce del cielo, anche se non necessariamente in brillantezza, attraverso l’intero cielo terrestre, apparisse essere una diminuzione della concentrazione di luce del cielo lontano dalla sezione della “Via Lattea”.

Ad illustrare, assumeremo Des Moines, in Iowa, ed una certa adiacente area di cielo nella terrestre “Via Lattea”, come osservazione da una posizione in territorio celeste sopra Des Moines.  L’area di cielo di Des Moines ed una considerevole area di cielo che si estende lontano da lì, presenterebbe  all’osservazione telescopica l’area di cielo terrestre che sembra più abbondare di accumulazione di luce. Quell’accumulazione significherebbe più punti di luce, ma non i punti più brillanti.

Ogni osservazione, al di là della stabilita e più pronunciata accumulazione di luci, la  “Via Lattea”,  necessiterebbe dell’osservazione telescopica e fotografica ad un angolo crescente, per facilitare la ricerca  delle “stelle” degli orizzonti dei terrestri “Cieli di Sopra”, a distanza. La rilevazione delle  “stelle” terrestri remote, o punti di luce del cielo, le troverebbe nettamente più definite come entità isolate, rispetto ad accumulazione della luce del cielo, comprendendo la cosiddetta “Via Lattea” terrestre. La brillantezza permessa della rilevazione, di qualunque intensità, o “magnitudine” astronomica, accentuerebbe l’apparente isolamento comune al cielo dell’intero Universo.

Ma quell’apparente isolamento non sarebbe così pronunciato nella “Via Lattea”.  Maggiore è il volume della luce ammassata, nonostante la brillantezza minore di ogni punto, meno è pronunciato l’apparente isolamento di ogni punto dell’intera area. Comunque, l’intero ammasso di punti luce costituente la “Via Lattea” deve apparire più rilevabile dagli altri punti luce del cielo rilevati del cielo intero. Quello è il perché la cosiddetta  “Via Lattea” sembra essere unica,  ma rappresenta la luce del cielo lo stesso come ogni altra “stella” solitaria rilevata.

Anche se dovremmo sapere dal punto di osservazione celeste che esiste una continuità di terra e cielo, alla designata “Via Lattea” terrestre, considerevole dell’area di cielo non sarebbe stata rilevata come osservazione fatta, ad un angolo lontano dal centro del cielo di Des Moines della “Via Lattea” terrestre.

Ogni osservazione fuori centro impone delle limitazioni. Anche se ogni area di cielo terrestre è infatti luminosa di qualche grado, com’è ogni area del cielo celeste, molte aree sarebbero state desunte come inesistenti dall’osservazione celeste, perché la luce del cielo di tali aree non sarebbe stata rilevata per diverse ragioni descritte in precedenza.

La procedura astronomica della ricerca delle “stelle” nei lontani orizzonti, al di là della concentrazione della “Via Lattea” della luce del cielo celeste, dev’essere considerata correlata alla procedura più realistica di un laboratorio di ricerca tecnica. Quella ricerca realistica costituirebbe l’esaminazione  di un campione di massa nella superficie illuminata di un vetrino clinico. Le multiple particelle minute del campione di massa sarebbe il campo del tecnico, come l’intero cielo celeste è il campo dell’astronomo. L’illuminazione della luce elettrica  del vetrino rappresenterebbe la luce del cielo dell’astronomo. Il microscopio del tecnico rappresenterebbe  il telescopio dell’astronomo.

Nella messa a fuoco diretta e quasi diretta delle lenti del microscopio, la maggiore accumulazione del campione sarebbe apparente anche se il campo fosse tutto della stessa densità. Se il campo venisse allargato dalla messa a fuoco delle lenti, dovrebbe apparire esserci una diminuzione della concentrazione centrale del campione. Allora i margini originali della concentrazione centrale apparirebbero diventare più sottili, a un punto dell’obliterazione del campione. Lo sviluppo di quella condizione non significherebbe che ci sia effettivamente meno sostanza campione alle estremità del campo del vetrino, ma che ci sarebbero limiti all’ osservazione del campo, uguale in densità. L’area della messa a fuoco diretta o quasi diretta,  sembrerebbe conservare la maggior parte della sostanza campione.

Diventa evidente che il laboratorio tecnico, “ lavorando in questi muri del tempo”, conserva un vantaggio considerabile sul lavoro dell’astronomo, nei corridoi senza tempo dell’infinità. Il tecnico lavora in un limitato ma realistico mondo, può costantemente muovere ed aggiustare il vetrino, o “campo di stelle” equivalente, per servire al suo scopo. E può tenere costante, o può incrementare o diminuire l’illuminazione del suo campo. Ulteriormente, avendo il completo controllo del campo e della sua luce, può aggiustare a volontà le lenti del microscopio per l’osservazione costante del punto morto del campione.

Sembra mancare ogni registrazione di un astronomo che sia stato in grado di fare regolazioni al suo campione “campo di stelle” che lo manterrebbe messo a fuoco costante, immobile e sotto l’illuminazione richiesta, costante ed appropriata, per la sua osservazione e determinazione.

La luce del cielo celeste, così come quella terrestre, non è soggetta all’impresa penetrativa delle lenti del telescopio o al capriccio e alla deduzione degli astronomi. Al contrario, la luce del cielo influenza dovunque la capacità delle lenti di rilevare, tanto quanto la deduzione dell’astronomo. E’ un affascinante gioco del cartellino, dove gli astronomi e le loro lenti continuano ad essere “lui stesso”.

L’umile, ma molto più pratico laboratorio del tecnico, tiene un vantaggio in più, in quanto lui ha a che fare con entità conosciute in un mondo di realtà. Se nutre il minimo dubbio riguardo l’identità di certa materia o entità con il campione in campo del vetrino, ogni numero di test pratici fatti direttamente sulla dubbia sostanza, determinerà le sue esatte proprietà. Quella piccola caratteristica del contatto diretto con e l’immediato test della discutibile entità, differisce considerevolmente dai test matematici estremamente astratti ai quali l’astronomo è limitato in uno sforzo per determinare le condizioni ed entità del suo remoto e astratto “campo di stelle”. Verrà mostrato che l’astronomia rifiuta le conclusioni astronomiche in divenire come risultati della maniera di osservazione che porta alle conclusioni.

Dove un astronomo rileva movimento duale, o ciò che sembra essere duale, nell’osservazione di una luminosa area remota di cielo celeste, e nell’analisi spettroscopica confermante l’apparente dualità del movimento, egli è costretto dal concetto a concludere che due distinte entità stanno operando nel singolo punto luce sotto analisi. L’astronomo potrebbe concludere, ma non lo fa, che una singola energia al lavoro nel particolare punto luce del cielo sta prescrivendo un doppio movimento.

In considerazione della conclusione dell’astronomo, è pertinente qui richiamare il riferimento precedente al movimento ondulatorio del gas del cielo, e che l’astronomo fa sempre uso della parola “ondulatorio”. E può essere bene ricordare che l’ondulazione è un doppio movimento.

L’astronomo è forzato a concludere che il movimento sia attribuibile ad entità contenute nella mente dell’astronomo. E le entità dell’illusione contenuta nella mente sono “corpi isolati”, globulari o sferoidali, che si muovono in un cerchio o in un’ellisse. Non sarà niente di questo. In realtà, esistono per le lenti del telescopio e per gli strumenti dell’astronomo per determinare niente di più che il movimento duale del gas in un’area di cielo luminoso che copre ed oscura il territorio stazionario sotto quell’area di cielo rilevata. Il gas attivo del cielo si muove, ma la terra sottostante non partecipa mai nel movimento.

Sembra singolare che l’astronomo determini in favore del preconcetto dei “corpi che girano o seguono delle ellissi” in vista del fatto che lui applica dei termini molto significativi come “ si muovono avanti e indietro”, “ondulanti” e “fluttuanti” che negano le preconcette entità ed il loro movimento. Ancora le sue conclusioni illusorie favorite, devono essere quelle stabilite dalle lenti e dallo spettro, o altro, che nel registrare tali movimenti stabiliscono veramente l’esistenza di due distinti “corpi” celesti in movimento.

Per evidenziare questa caratteristica più importante, si dovrebbe notare che la sua conclusione dei “corpi” celesti non implica corpi di gas nel mantenimento  coi dettami della realtà e della ragione. Per lui l’illusione persistente è che il movimento dei gas del cielo significano il movimento dell’immobile massa di terra, che non può essere rilevata sotto il gas del cielo luminoso in movimento.

Si osservi che niente ha rilevato o stabilito la massa di un corpo che si muove, per non dire nessuno dei due corpi. Si è semplicemente avuta la conferma del doppio movimento, dentro una certa area di cielo celeste luminoso. Quindi il termini dell’astronomo “ ondulatorio” e “fluttuante” sono appropriatamente applicati per la descrizione dei movimenti registrati degli elementi gassosi,  dentro l’area di cielo luminoso. Ma i termini non hanno ulteriore applicazione.

Su questa singola istanza è stato eretto un quadro astronomico di abbondanti errori di calcolo dell’erronea conclusione.

Avendo controllato i ritrovamenti meccanici del doppio movimento con quello trovato dalla visione diretta, per la conclusione dell’astronomo non resta altro che ciò che dice il suo concetto: “corpi isolati rotondi che seguono cerchi o ellissi nello spazio”. Le lenti telescopiche o fotografiche non li hanno rilevati o registrati; l’astronomo non li ha osservati. I “corpi” non sono stati stabiliti dall’analisi allo spettro o spettroscopica. Comunque, è stato concluso che esistono come entità di massa globulare isolate, quando non costituiscono altro che dischi di aree di gas creati dalle lenti, in movimento nel cielo.

Possiamo duplicare l’applicazione dell’astronomo e i suoi ritrovamenti del celeste ritornando all’osservazione del punto  della stratosfera alta, che permette la vista delle aree di cielo terrestre.

Come abbiamo regolato il telescopio per l’osservazione di Portland e Bangor, nel Maine, nella costa est degli Stati Uniti, o di ogni altra sezione della nazione, le aree di cielo luminoso che sono state rilevate su ogni territorio della comunità appaiono precisamente come le aree luminose celesti apparse nell’osservazione astronomica. Le nostre lenti rileveranno nient’altro che un’area di cielo simile a un disco. Ad ogni angolo di osservazione e fin dove le nostre lenti possono penetrare, osserveremo la stessa condizione. Sarebbe ridicolo anche sperare di vedere attraverso le aree luminose di cielo terrestre, per osservare la terra e l’acqua e la vita della comunità che sappiamo esserci sotto le aree di cielo.

Possiamo prima rilevare la luce del cielo sopra Bangor, Maine. Si troverà che la luce del cielo di Bangor sembra fluttuare. Sarà prescritto il movimento duale che potrebbe ben presto venire mal interpretato come “circolare o ellittico” dalla distanza appropriata. Abbiamo ottenuto quella distanza, verrà sviluppata l’illusione del circolare. E se dobbiamo accettare il movimento illusorio come avente applicazione nella luminosa area di cielo, la nostra conoscenza della terra sottostante disperderebbe l’illusione in relazione all’area di terra. Non avremmo fugacemente portato l'illusione che Bangor sia diventata isolata dal resto del Maine e che stia eseguendo un valzer orbitante nello spazio stratosferico.

Regolando il telescopio per abbracciare le aree del cielo terrestre a nord di Bangor, possiamo rilevare un’area di cielo luminosa terrestre che sembra ruotare. E sarà anche molto più brillante della “stella” di Bangor. Forse troveremo, consultando la nostra “mappa stellare” terrestre, che l’area brillante che ruota rappresenta il cielo sopra Montreal, in Canada.

Come continuiamo la nostra ricerca telescopica, verrà rilevata un’area di cielo luminosa ad est di Montreal che suscita interesse. Qui ci sarà un film bianco pronunciato in basso a sinistra dell’area di cielo. La sua apparenza promuoverà il dubbio che sia parte dell’area di cielo e noi dovremmo concludere che non essendo dell’area luminosa di cielo, è una “nebulosa” nella stratosfera.

Poi, regolando il nostro telescopio per l’osservazione del cielo del New Hampshire, si deve rilevare un’area scura nel cielo luminoso, della nostra “mappa stellare” designata come Portsmouth, New Hampshire. Ingrandendo quell’area luminosa di cielo con una lente più forte, verrà scoperta la macchia scura originale, come tre formazioni distinte. Saranno facilmente considerate gobbe nell’area di cielo luminosa. Infatti, sarà così somigliante all’ astronomico “Gruppo a Gobba di Cammello” nella luce del cielo celeste e saremo costretti a chiamarle allora le “Triple Gobbe di Portsmouth”.

Quindi verrà percepito che le condizioni registrate nelle aree di cielo celesti luminose, dove la sfumatura di luce una volta è stata determinata come “nebulosa” staccata dall’area luminosa di cielo, e in un’altra occasione come una grottesca formazione dell’area luminosa, debbano essere incluse nella registrazione delle aree di cielo terrestre. Com’è stato detto, condizioni corrispondenti fino ad oggi, sono state trovate nel cielo luminoso terrestre sopra White Sands, nel New Mexico, e in territorio adiacente. Siccome le sabbie di queste regioni desertiche della Terra sono collegate come particelle di sabbia e siccome le acque della Terra sono collegate come acqua, in qualche maniera la luminosità di ogni area di cielo terrestre corrisponde ad elementi e condizioni di aree di cielo celeste. I gas del cielo terrestre descrivono l’identico movimento dei gas del cielo celeste. E le condizioni delle aree di cielo terrestre osservate imporranno le stesse illusioni, come quelle che gravitano sulla vuota questione dell’astronomo dell’universo celeste su di noi.

Lo “spettro stellare” identico si svilupperà dall’analisi delle onde di luce dalle aree di cielo terrestre, come attualmente sviluppato dal movimento della luce nelle aree di cielo celeste.

Le compilazioni astronomiche massicce del secolo, hanno diretto inaspettatamente il corso dell’uomo lontano dall’osservazione e dalla comprensione dell’universo realistico su di noi. Ma l’opportunità corrente di vedere la funzione della luce del cielo terrestre e le conseguenti formazioni, abrogano le presentazioni astronomiche. E quella moderna visione attesta eloquentemente l’importazione dell’antico detto filosofico: “Come in Terra così in Cielo”.

L’impresa moderna conferma che ciò che viene trovato nei “Cieli” celesti ha delle controparti innegabili nei “Cieli” terrestri. Ed è stato comunicato vividamente che è l’apparenza ingannevole delle cose e delle condizioni oltre i territori dell’Universo, nonché quello che esiste oltre i “Cieli” celesti e terrestri, che hanno fatto far confusione, negando così l’acquisizione dell’Universo su di noi. Gli stessi giri registrati astronomicamente nello spettro, dall’onda rossa più lunga all’onda violetta più corta, sono stati registrati dall’osservazione e dall’analisi del movimento della luce del cielo terrestre. Il sinonimo della performance della luce del cielo celeste e terrestre, merita la stessa interpretazione, deve fornire l’evidenza per l’ultima persona di discernimento che l’annuncio dell’astronomia valuta essere puramente illusorie.

Forse può essere percepito che abbiamo applicato il metro astronomico alla superficie esterna della luminosità del cielo terrestre, in alcune zone potrebbe, come nell’area celeste chiamata Sirio,  desunta possedere un potere di candela maggiore di ventisei volte quello matematico del Sole. La conclusione assurda che si sarebbe sviluppata da tale area di cielo terrestre è quella di apparente intensità di calore. Ripetiamo, apparente intensità di calore.

Fantastico? Come potrebbe essere altrimenti, con la nostra conoscenza fisica delle aree di cielo terrestre? Eppure, quello sarebbe l’inevitabile sviluppo quando si tenta di valutare il cielo terrestre con la stessa strumentazione utilizzata dall’astronomia per la valutazione del cielo celeste. In tale applicazione delle valutazioni astronomiche sulle aree di cielo terrestre, verrà stabilito che le onde rosse e le verdi non tengono un tale significato come quello che si è concluso astronomicamente dalle aree di luce di cielo celeste dove sono evidenziati i colori. I test della luce di cielo terrestre che sono stati fatti, stabiliranno dei valori delle onde rosse e verdi, dalla luce del cielo terrestre, diametralmente opposti alla deduzione astronomica.

L’antica osservazione delle luci rilevate nell’universo su di noi, ha sviluppato le cosiddette “mappe stellari”. Quello sviluppo era un’espressione artificiosa della sana osservazione passatempo. Nessuno rimaneva deluso attraverso l’arte della mappa della luce celeste. Ma quando la stessa arte adorna se stessa con l’abito giudiziale della scienza e impone sopra il mondo illusorio condizioni dichiarate essere reali, non viene descritta né l’arte né la scienza.

Durante i molti secoli di osservazione, si dovrebbe aver raggiunto il discernimento delle illusioni, E l’ultima che si potrebbe avere raggiunto è la comprensione della maniera infallibile con la quale tutta l’energia creativa deve muoversi. Quel movimento è un’onda. Ma l’universale manifestazione del movimento dell’onda è stata rimpiazzata dalla fraternità con l’ipotesi sterile del “circolare” o “ellittico”. E, stranamente, tale rimpiazzamento è stato fatto per sostenere la teoria, anche se il termine onda ha ricevuto parole vuote. Con quel rimpiazzo dal mondo dell’illusorio, l’intera struttura astronomica eretta sul “circolare” o ”ellittico” diventa vuota e senza scopo. In nessun luogo, attraverso l’ampio dominio della ricerca nella scienza pura ed applicata, il movimento a “circolo” o ”ellittico” contenuto e facente le fondamenta per i meccanismi celesti, è lì per essere sperimentato. Dovunque tale movimento sembri aver luogo, oltre che nei meccanismi creati dall’uomo a livello terrestre, è puramente illusorio.

Riguardo al movimento dell’energia distribuita universalmente, si deve semplicemente relazionare una esperienza personale che confermi che l’energia creativa, ovunque manifestata, sia costretta a muoversi in un’onda. Quello deterrebbe la verità anche se ogni lente che il mondo possiede causa il movimento che appare circolare.

Le lenti sono incapaci di registrarlo, ma il cervello dovrebbe essere consapevole di questo fatto; è il cervello che vede veramente.

Nel capitolo avente a che fare col pellegrinaggio, è stato descritto un incontro col famoso fisico Dr. Robert Andrews Millikan, poi presidente del California Institute of Technology a Pasadena. A quel tempo, nell’estate del 1928, l’abile assistente del Dr. Millikan era il Dr. Carl Anderson. E quando il Dr. Anderson condusse questo giovane entusiasta  nel campus dell’istituzione per vedere il primo elettrone isolato al mondo, disse, “L’elettrone prescrive un movimento circolare”.

In un modo privo della gentilezza diplomatica, noi abbiamo risposto, “Cosa fa, Dr. Anderson?”
E il Dr. Anderson rispose, “Sembra che si muova in modo circolare”.
Con la stessa mancanza di diplomazia abbiamo risposto, “Così va meglio.”

Anche se il Dr. Anderson era un fisico davvero molto edotto, che fu successivamente premiato con il premio Nobel, egli si riferì al movimento verosimile dell’elettrone, anche se il suo cervello aveva visto il vero movimento. Tale menzione al circolare è stato dovuto all’influenza del moto similare. E le lenti erano le responsabili per quella condizione di somiglianza.

Eppure ad uno che aveva osservato un elettrone, era risaputo che i suoi principi irrefutabili del movimento di base precludevano ogni possibilità che l’elettrone eseguisse qualsiasi circolo.

Nel caso dell’astronomo matematico è stato trovato che, nonostante la conoscenza dell’onda e della curvatura dell’energia, c’è un’aderenza persistente al movimento similare o illusorio. La sua devozione incrollabile all’illusorio, richiede il rifiuto del movimento autentico in tutte le osservazioni e conclusioni astronomiche. Quindi risultano i numerosi calcoli errati di quella distanza del movimento e la velocità dal punto astronomico dell’ osservazione. E preclude ogni possibilità per la comprensione  del calore generato nell’area di cielo celeste dov’è stato rilevato il movimento.

Nessuna struttura in un mondo reale può essere sostenuta in una base mitica. Il quadro dell’astronomia non produce niente di realistico, perché è eretto sull’illusorio.

Peggio, l’incremento costante dell’ingrandimento della luminosità  proietta  l’originale illusione che ritarda i risultati di fatto nell’Universo realistico. E’ troppo aspettarsi che dopo trecento anni di astronomia telescopica matematica, seguita a tremila anni e più di arte dell’ astronomia, il quadro illusorio dovrebbe essere individuato dai membri della fraternità astronomica? L’aspettativa non è irragionevole, in vista della impresa moderna delle agenzie di governo. I loro risultati non hanno rivelato l’illusione di base e hanno spianato la strada per la rideterminazione da parte dell’astronomo, dei valori cosmici.

Anche se la teoria può essere della prescrizione matematica duratura, è sempre soggetta a cambiare. Lungo il corso della teoria della civilizzazione che rappresenta la verità di ogni epoca e luogo, essa ha subito un cambiamento per il meglio. Quel processo di cambiamento ha portato la civilizzazione. Dal tempo di Ippocrate, la scienza della medicina è stata soggetta all’esame più intento dai membri che hanno osato  mettere in discussione la sua premessa. E la loro messa in discussione fu per la rideterminazione dei valori anatomici della quale l’umanità avrebbe beneficiato e la medicina sarebbe avanzata alla suo alto livello presente. E’ stato solo attraverso il persistente dubitare, contraddire e sperimentare che è stata acquisita l’effettiva conoscenza del sistema circolatorio del corpo umano. E con quella rideterminazione dei valori si sono evolute mille e una caratteristiche utili e progressive. Sarebbe stato impossibile se la falsa teoria della funzione del sangue non fosse stata scartata.

Per proiettare il sistema circolatorio dell’uomo nell’arena  del cielo celeste, l’analisi consente un tempestivo confronto dei valori. Può servire a chiarire con i fisici  atomici, le caratteristiche della Continuità Fisica quasi trovate con la loro determinazione: “C’è un gioco di energia fra particella e particella dell’intero Universo.”

Per i passati trecento anni, l’astronomia telescopico-matematica ha cercato di determinare il sistema circolatorio creativo” dell’Universo. Ma in quella ricerca si è insistito che il flusso del sangue universale – forza magnetica e gas del cielo – era limitato nella sua funzione al lato terrestre del corpo dell’Universo, o intero. Qui il cielo dell’Universo intero  continuo e costantemente energizzante, è paragonato al sistema circolatorio del corpo umano. Le vene del cielo funzionano attraverso il corpo dell’Universo sotto la forza dei gas del cielo circolanti attivamente. I gas a loro volta sono costantemente agitati, o stimolati, dalla forza magnetica creativa dell’Universo.

Il terrestre rappresenta un lato dell’Universo. Il celeste rappresenta l’altro lato. Le forze creative al lavoro non nutrono e stimolano un lato, per la negligenza dell’altro. Tale sarebbe il caso, che solo il terrestre potrebbe sopravvivere.

A giudicare dalle conclusioni astronomiche, nessun magnetismo universale né gas del cielo celeste esiste. E dove sono evocati esistere con riluttanza, sono così male interpretati e mal calcolati da oscurare la loro funzione e il loro proposito. L’astronomo conclude che la formidabile condizione circolatoria del gas del cielo, che attiva il celeste e il terrestre, è negativa come una vena continua dell’intero Universo. Quindi le espressioni abbondanti delle vene, variazioni di luce, ombre di luce e distorsioni, non sono considerate sviluppi di una vena del cielo che si estende attraverso il celeste.

La determinazione che tali espressioni di cielo celeste non sono dovute dai gas del cielo celeste, e la conclusione che molte espressioni siano distanti dalle aree luminose celesti, è stata responsabile per il sistema più complesso di contraddizioni nella storia di tutte le scienze.  In considerazione della procedura astronomica, non c’è da meravigliarsi che da una tale conclusione debba risultare che quella materia esistente nella cosiddetta “nebulosa” celeste, abbia densità un milione di volte in meno di qualsiasi cosa nella Terra. Da una tale figura cosiddetta “nebulosa” sono stati ordinati astronomicamente come la materia anche se meno della materia. La materia di riferimento è il gas del cielo celeste, e ha l’identica materia del cielo terrestre, o gas, peso. Quindi è gas del cielo, che non è materia come comunemente indicato dal mondo.

Ma le conclusioni astronomiche presentano qualcosa di più sensazionale. Mettono a confronto il peso del gas del cielo celeste, con il peso della massa del territorio terrestre. L’assurdità della comparazione dovrebbe essere evidente ad un bambino di dieci anni.

Negli esempi precedenti, in particolare l’accumulo della “nuvola” bianca in un’area di cielo terrestre fotografata, si mostra che la “nebulosa” astronomica non è niente di più che movimento di gas dentro le aree di cielo luminoso esterno, del celeste e del terrestre. Accreditare tale gas “nebulosa” al peso della massa, come la massa viene considerata in un mondo di realtà, equivale attribuire proprietà di massa ad una emanazione ectoplasmatica nel campo della spiritualità. Anche se è vero che anche gli impulsi elettrici hanno un certo peso, sarebbe arduo considerare di confrontare la relatività della mancanza di peso degli impulsi elettrici registrati, dalla massa del cervello che funziona con ogni proprietà di massa conosciuta.

All’altra estremità dell’altalena matematica dell’astronomia, viene divulgato che alcune “stelle” possiedono densità un milione di volte più grande di qualsiasi cosa si trovi nella Terra. Assumendo che gli astro-matematici, attraverso la loro scelta delle parole e delle cifre provino che il loro affare stimato esclusivamente con la luce del cielo e le sue espressioni, potrebbe accordare tale peso da alcune prestazioni negromantiche, al di là della massa conosciuta della luminosità rilevata e analizzata, che significato può avere in un mondo reale? Cosa può significare avere un acro di terra o una fila di alberi un milione di volte la densità conosciuta e reale di un acro di terra o una fila di alberi? La mente umana non può stimare densità di massa stabilite. Che cosa farebbe con un milione di volte la densità conosciuta?

Quindi un milione di volte la densità della densità conosciuta non può significare altro che una scelta di parole piene di significato nel mondo irreale dell’astro-matematico. Ogni tentativo di applicare la densità conosciuta un milione di volte le sue caratteristiche conosciute come densità, trascende la capacità concezionale.


In più, moltiplicando per un milione […TESTO ILLEGGIBILE -NDR…would necessarily abrogate ??] densità come densità conosciuta e perciò stabilirebbe ...
la densità come qualcos’altro al di là di essa. Nel reame sequestrato dell’allucinazione, potrebbe fornire il nucleo per qualche fantasia di confusione finora inespressa, o espressa ma non registrata. Altrimenti esprime solo la moltiplicazione che dovrebbe essere registrata: un milione di volte un milione di cifre uguale un milione di volte un milione di nulla etc, all’infinito.

Per chiarire questo materiale relativo alla proprietà della massa e il contenuto gassoso, si può osservare che dovrebbe esserci una differenziazione marcata dei soggetti. Essi non possono almeno in questa istanza, essere considerati intercambiabili – altrimenti nell’analisi finale, dovrebbero essere considerati interconnessi:

1-      L’astronomia e la sua illimitata portata di funzionamento matematico può solo avere a che fare con l’osservazione e la deduzione della superficie del cielo luminoso gassoso celeste. La “superficie” qui significa lo strato di cielo esterno luminoso rilevato dalle lenti del telescopio o, se non rilevato, considerato matematicamente esistente.

2-      Anche se c’è un “peso” limitato del gas del cielo oltre il territorio delle aree celesti, non ha peso significativo quando confrontato con il peso della massa di terra non rilevabile, sottostante. Ed il fatto che il territorio celeste non possa essere rilevato dagli abili strumenti e le misurazioni dell’astronomia, può sopportare la ripetizione in ogni pagina di questo libro, perché in quella funzione, riposa la base per la comprensione dell’Universo realistico.

3-      Eppure nelle conclusioni astro-matematiche è stato trovato che il cielo gassoso di alcune aree celesti possiede densità un milione di volte in più che qualsiasi altra cosa si trovi sulla Terra. E’ stato concluso che i gas del cielo celeste di alcune aree pesa un milione di volte più dei gas del cielo terrestre, potremmo biasimare i calcoli e immediatamente relegare il soggetto nell’Inferno di Dante o in qualche sito corrispondente. Ma è stato dolorosamente concluso che i gas del cielo sono i più pesanti di qualsiasi cosa che si trovi sulla Terra. E a meno che le parole non siano diventate troppo soggette alla magia astro-matematica, la conclusione astronomica significa il territorio contenuto della Terra, non il cielo gassoso contenuto oltre la Terra.

4-      Inoltre, gli stessi metodi astronomici forniscono che la cosiddetta “nebulosa” celeste sia di densità un milione di volte in meno di qualsiasi cosa sulla Terra. Eppure si trova che non può esserci confronto. La massa del territorio della Terra ed il gas del cielo celeste non sono affatto gli stessi soggetti o simili.

L’infinita matematica utilizzata liberamente di Immanuel Kant detiene un potere così assoluto oltre gli astro-matematici, che essi possono dotare tali soggetti della massa di terreno terrestre e densità di gas del cielo celeste, di sinonimia. Di tale roba matematica sono fatte le “stelle”. Il materiale costituente può essere un milione di volte più pesante o più leggero.

Può essere del valore da osservare:  (a) La luce rilevata o dedotta viene dal gas che rappresenta una “stella”. (b) Le ombre che si muovono in quel gas possiedono una densità un milione di volte in meno di qualsiasi cosa si trovi in Terra. (c) Allora, altrove nel labirinto degli archivi astronomici, è stato registrato senza esitazione che una certa “nebulosa” possiede densità trecentocinquanta milioni di volte  la massa del Sole. (d)

In questo caso è stato notato che l’ectoplasmatica “nebulosa” senza sostanza non è stata desunta pesare così tante volte la massa di luce della superficie del Sole; è stata desunta pesare trentacinque milioni di volte il contenuto della massa sconosciuta del Sole intero.

Tale stima del Sole è stata postulata impunemente nonostante il fatto che nessuno abbia conoscenza del significato di “Sole” oltre che esso dia luce, calore ed energia. Quindi come può esserci una stima del peso della massa di ciò che è sconosciuto? Eppure gli astro-matematici forniranno il peso stimato senza conoscenza di ciò che è stato pesato. Tale è il potere, ma difficilmente la gloria, dei calcoli infiniti.

Diventa sempre più evidente che i nostri primi antenati che adoravano quel Sole senza i benefits discutibili degli astro-matematici moderni, conoscevano di più riguardo il Sole di quanto non facciano gli astro-matematici moderni.

Per una determinazione dei valori, dovrebbe qui essere sufficiente registrare che tutte quelle condizioni matematiche del peso desunto a livello celeste, avrebbero applicazione nelle aree terrestri sotto investigazione, da ogni parte del celeste.

Anche se definitivamente è risaputo che tali condizioni celesti matematiche e desunte non esistono nel territorio delle aree terrestri o nelle aree di cielo luminoso, avrebbero concluso che matematicamente esistono, se non altro per sostenete la dottrina che “Le cifre non mentono”. Anche se Dio abbandonasse il Suo regno e l’universo collassasse, il figurativo prevarrebbe; la cifra non deve mai essere messa in discussione. Se non ci fosse l’Universo, la cifra ne creerebbe uno. E se non ci fosse il Creatore o la Forza Creativa, la cifra lo rimpiazzerebbe adeguatamente. Così dice il figurer.

L’astronomia detiene una posizione unica, la più invidiabile. E’ diversa da qualunque scienza fruttuosa l’uomo conosca. La sua premessa è eterna, anche se è la più illusoria mai stabilita.

Il  filosofo, cercando di trovare oltre le cose e gli eventi le loro leggi e le relazioni eterne, osa abbandonare una premessa trovata essere in varianza col fatto. Solo in quella maniera il filosofo può continuare a cercare per determinare e interpretare i valori nel mondo reale. Anche se gli ampi orizzonti estendono le cose e le condizioni del mondo fisico nel reame metafisico, c’è sempre una continuità del modello in cui le cose e le condizioni per un piano fisico continuano ad essere ragionevolmente identificate nel piano metafisico.

Nonostante l’ampia portata, la filosofia non ha bisogno di ricorrere alla definizione figurativa dei suoi valori trascendentali. Oscurare le equazioni ed i simboli non è richiesto per la descrizione coerente dei valori di fatto interpretabili dalle parole. Dove c’è un fatto da trasmettere, verranno trovate le parole per esprimerlo. Ma quando non ci sono fatti, i simboli matematici oscurano la condizione in maniera formidabile.

L’astronomia, dichiarando di interpretare l’Universo fisico, non possiede la conoscenza né dell’inizio né della fine del suo dominio telescopico. Né quel dominio ha origine o fine in un mondo reale. I gas del cielo male interpretati come massa di territorio, difficilmente possono essere considerati espressione della realtà. Né l’equivoco totale del movimento dell’onda di energia può essere prescritto un moto “circolare” o “ellittico” ad assistere la comprensione dell’uomo dell’Universo creato e realistico e permettersi una più stretta sintonia con l'infinito.

“I Cieli proclamano la gloria di Dio”. E loro proclamerebbero quella gloria se un telescopio non fosse mai stato inventato. Dopo secoli di astronomia telescopica, l’uomo detiene lo stesso splendore visualizzato dai suoi primi antenati. Egli non vede e non conosce di più dei “Cieli di sopra” celesti.

Anche se i telescopi hanno trovato molti punti di luce con le lenti telescopiche, essi continuano a non essere in grado di penetrare tali punti luce e permettere la determinazione dei valori realistici allegati e cosa c’è sotto alle luci. Inoltre, i valori matematici astratti imposti alle luci rilevate hanno creato valori reali talmente distorti che sono progressivamente diventati più oscuri ad ogni anno di rilevamento telescopico e interpretazione astronomica, che avanza. Infatti, i matematici astratti hanno così matematizzato l’Universo reale che è stato fatto un Universo figurativo dove possono dimorare solo i simboli matematici.

Perciò, si può indulgere sull’Universo reale sia mentalmente che fisicamente, attraverso la comprensione dell’importanza degli eventi attuali. Poi si può beneficiare pienamente dello splendore creativo della luce del cielo celeste, nonostante l’oscuramento e la distorsione delle conclusioni astro-matematiche risultanti dalla rappresentazione di base fallace della Prima Causa dell’astronomia.

La comprensione puntuale dei valori cosmici recentemente scoperti, incapaci di discernere perché un grande uomo di chiesa, il compianto Cardinale William O’Connel, Arcivescovo di Boston, abbia denunciato pubblicamente le tendenze ateistiche dell’astrusa matematica nell’estate del 1927. A quel tempo, Sua Eminenza confidò, “La scienza sta facendo il girotondo”. Gli eventi senza precedenti del nostro tempo, come qui registrato, attestano eloquentemente che se la frase “ facendo il girotondo” non aveva mai meritato applicazione, non ne poteva avere una migliore che in quella scienza astratta degli astrofisici che il cardinale aveva in mente.

La tempestiva osservazione del cardinale fu in seguito amplificata dal compianto Garret P. Serviss, il quale scrisse dell’autore di quel “benefico” postulato matematico: “Siccome riguarda l’intelletto della persona media, lui è responsabile per aver liberato dalle loro caverne, uno stuolo di pipistrelli ciechi che girano selvaggi nelle luci della ribalta della pubblicità  a disegnare i tristi bagliori attorno alla brughiera del comune buonsenso quotidiano.”

Dove sta il significato nella ginnastica matematica che fornisce una stima presunta del peso del nostro Sole un miliardo o dieci miliardi di anni nel passato? Il significato è minore, se potesse esserci un minor significato, quando altri dettami matematici contraddicono la stima e stabiliscono che la magnitudine realistica e la funzione del Sole sono sconosciute.

Qual è il significato de “la vita di una ‘stella’” e il suo peso matematico? E se ogni parola di quella domanda ha avuto applicazione in un mondo di realtà, in che cosa avrebbe contribuito verso la comprensione dell’uomo e l’acquisizione dell’universo su di noi?

Quale valore nelle stime astronomiche di trentamila milioni, duecentomila milioni e cinquecentomila milioni di punti luce celesti, quando il significato di solo un punto di luce non è stato compreso, almeno non dall’astronomo?

Nessuna scienza fisica potrebbe o vorrebbe accettare per tre settimane, per non parlare di tre secoli, le illusioni dell’astronomia. Le scienze fisiche potrebbero e vorrebbero determinare la realtà della premessa prima di elaborare la premessa. Ma cosa potrebbe fare l’astronomia? Il pieno potere del trasportatore matematico dell’astronomo, non lo avrebbe portato ai punti del cielo sotto investigazione.

In geologia, biologia, fisica, chimica, anatomia, botanica i risultati sono sostanzialmente radicati nel mondo della realtà. E anche se a volte sono applicate le cifre in tale veritiero sforzo scientifico, esse hanno la base nella realtà piuttosto che nell’illusione. Esse sono intenzionate ad allargare ma mai a distorcere la realtà di base, e i risultati matematici, anche se sono sempre soggetti allo scrutinio più critico e diretto dalla vista del cervello piuttosto che quella delle lenti, sono messi in discussione immediatamente, e prontamente respinti, se sono in variazione col fatto.

All’interno dell’ampia portata delle scienze positive ed applicate, dove la formula per la duplicazione dell’uomo è sconosciuta, il fatto è stato ammesso liberamente. Le cifre astruse non hanno sfilato per assumere il laboratorio per creare un essere umano reale o per facilitare l’inganno di aver prodotto un super mostro Frankenstein al posto dell’uomo.

Che valore si potrebbe allegare alla creazione matematica di una singola goccia di sangue che le scienze combinate sono incapaci di riprodurre nei laboratori di un mondo reale? Nonostante la formula matematica, la Croce Rossa sarebbe obbligata a continuare la pratica più realistica di estrarre il sangue dalle vene dove la Forza Creativa lo ha installato e dove solo la Natura, agente agile di quella Forza, è in grado di riprodurlo. I dettami più precisi e positivi dei calcoli infiniti di Immanuel Kant, forniscono in realtà una singola goccia di sangue? Siccome concerne un mondo reale, i calcoli infiniti sono come nebulose nello spazio infinito.

Contrario a tutti gli sforzi e le conclusioni scientifiche in un ordine di realtà stabilito, l’astronomo matematico è privilegiato nel creare entità matematizzate che non hanno relazione col mondo e con l’ordine del reale. Inoltre, gli è permesso di distorcere e oscurare entità costanti in un mondo di realtà attraverso il gioco della matematica astrusa.

Un aspetto più importante di quel mondo della realtà, è il cielo che avvolge il territorio del mondo e l’acqua, la vegetazione e la vita. E la sua superficie luminosa esterna, mistifica l’uomo con le sue uniche esibizioni contro la tenda scura del palcoscenico infinito. Esso presenta lo spettacolo più intrigante nell’Eterno Teatro di proprietà dello sconosciuto Produttore Senza Pari della trama celeste e terrestre. Quel magnifico Universo Produttore ha dotato l’area celeste più remota con gli stessi identici valori fisici comuni a chi conosce l’area terrestre dove abitiamo.

E nel corso creativo di tale produzione trascendente, c’era coinvolto anche il cervello umano. Il Produttore lo ha inteso come un agente formidabile per controllare e correggere le illusioni sviluppate dalla debole osservazione umana della produzione creativa. Ogni miglio celeste di quella produzione conosciuta come Universo, è realistico tanto quanto lo è quest’area della Terra. E tale realismo creativo viene rifiutato come risultante solamente dall’osservazione fallace dell’uomo e dall’interpretazione più difettosa. Dove il Produttore intendeva il cervello per vedere veramente, l’uomo lo ha isolato e ha delegato i suoi doveri alle lenti. Non funziona.

Perciò le strade dell’illusione sono dovunque. Come ne hanno provato l’esistenza attraverso delle foto reali oltre le aree di cielo luminoso terrestre di White Sands, New York City, e altrove, l’hanno estesa oltre ogni area di cielo luminoso dell’intero Universo. Non c’è un solo miglio di quell’area celeste, descritta dalla cosiddetta mappa “stellare” dell’astronomo, che non presenti l’identica strada delle illusioni che è stata incontrata in ogni viaggio oltre l’illusione che le aree di cielo luminoso esterno della nostra Terra, hanno prodotto.

Da quella affermazione che fu fatta nel 1927, l’ascesa nella stratosfera e la lunga serie di voli di missili della U.S. Naval Research Bureau, hanno procurato foto delle aree del cielo terrestre luminoso e ingannevolmente globulare e isolato, confermando l’affermazione al di là del ragionevole dubbio.

“Con gli occhi ma non vedono, però credono a ciò che non vedono”.

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