Rivelazioni dalla Stratosfera..

INIZIO REVISIONE, IN DATA: 07/10/16.
FINE REVISIONE, IN DATA: .../.../16.
(1 Rev. by, "TheRaffa70B")
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IN ATTESA, DI 2a REVISIONE
(WORK, IN PROGRESS)

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Capitolo Cinque

RIVELAZIONI DELLA STRATOSFERA
Le cose non sono quelle che sembrano
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Il pellegrino del 1928 era a conoscenza che la terra scoperta al di là del punto del Polo Sud confermava solo un aspetto della continuità fisica. Sapeva che sarebbe dovuta esserci una conferma fotografica della sua informativa riguardante la luce del cielo terrestre, l’ingannevole globularità e l’apparenza isolata  delle altre aree del cielo. Solo attraverso tale prova poteva sperare di stabilire la natura illusoria delle conclusioni astronomiche riguardanti le aree celesti.

Di qui il suo pellegrinaggio è stato volto a procurare la prova fotografica richiesta attraverso una salita nella stratosfera, che permettesse di fotografare un'area della luminosa superficie del cielo esterno alla Terra, dalla oscurità della stratosfera. Anche se non ci fosse stata una luce del cielo terrestre da record, sapeva che la condizione sarebbe stata confermata se fosse salito nella stratosfera. L’ingannevolezza delle lenti subordinata all'osservazione telescopica e fotografica delle aree celesti luminose gli era chiara, ma il dovere per la causa sembrava esigere che egli non risparmiasse alcuno sforzo per mostrare i confronti a livello terrestre, in modo che altri potessero comprendere le illusioni. Pertanto dal 1929 fino al 1935 ha cercato il mezzo attraverso il quale poter ascendere nella stratosfera. E in quel periodo ha registrato le condizioni delle luci e dei loro movimenti che avevano prodotto l’illusione nel mondo di tutti i giorni a livello terrestre.

Ha inesorabilmente perseguito le contraddizioni matematiche della teoria che avevano avuto un periodo di quattrocento anni per fare un patchwork incomprensibile dell'Universo sopra di noi. Anche se i valori matematici astratti erano comprensibilmente applicabili nel XV secolo, quando solo l'astratto si poteva applicare in una interpretazione dei valori cosmici, che si profilava povera di fortuna, alla luce della  ricerca e della scoperta moderne. Per innumerevoli notti ha osservato pazientemente i fari brillanti ma ingannevoli del cielo celeste da diversi punti di osservazione, sulla sabbia del deserto e dalle sporgenze d’alta montagna. In tale applicazione è stato in  grado di confrontare il movimento delle luci osservate ad ogni angolo del livello terrestre, col movimento  apparente delle luci a livello celeste. E lui ha compreso la sinonimia delle illusioni sviluppate dalle manifestazioni della luce in entrambi i livelli.

Le osservazioni più semplici hanno mantenuto un significato più profondo. E lui doverosamente ha cercato il significato, visto e registrato il movimento apparente, o "scintillìo", dei lampioni stazionari a Oakland, in California. Quella  osservazione fu fatta dal ponte di un traghetto che maneggiava le sette miglia di acqua da San Francisco a Oakland. Tale semplice osservazione ha dimostrato che il moto apparente dei lampioni è attribuibile al moto dell'acqua tra le sensibili lenti dell’obiettivo e le luci di Oakland. Ed è stato così che ha compreso che le condizioni note e non note esistenti, tra un obiettivo del telescopio e le luminose aree gassose del celeste, producono la stessa illusione del movimento. Non si stancava mai di sperimentare il gioco dell’ elettricità nel filamento delle lampadine di ogni dimensione e varietà.

Ha osservato il movimento della luce da ogni  angolazione, e in ogni condizione. E tale impresa offriva la prova dell'influenza che tutta la luce esercita sulla lente ottica, e su ogni altro obiettivo, per il quale la lente umana ha fornito il modello.

L'osservazione delle distorsioni della luce derivanti dal suo ingrandimento  a varie distanze, ha fornito le basi per la comprensione dell’ errore di misurazione che portava all’assurda conclusione astronomica degli "anelli planetari." La sua percezione ha ridotto i cosiddetti "anelli", a celesti compagni vorticosi irreali di entità astro-math-ematico-globulari corrispondentemente irreali, assunte a costituire  l’Universo.

La sua persistente applicazione e lo studio delle più umili ma realistiche manifestazioni a livello terrestre, lo ha portato al discernimento della completa mancanza di senso nelle apparenti manifestazioni a livello celeste. Le prescritte caratteristiche astronomiche celesti di "sbuffi di fumo in un barile," stelle doppie "," galassie ", ecc, sono stati ridotti a semplici ma realistici valori di espressione cosmica,  descritti adeguatamente nella pagine seguenti. Il gioco non coinvolto dei proiettori su di un cielo oscurato, o altra area scura, ha dimostrato l'incapacità dell’obiettivo di registrare fedelmente qualsiasi area . Come ha rilevato il proiettore che è stato costretto a riprodurre il contorno della lente circolare su formazioni di qualsiasi natura diversa dalla globosa, si è reso manifesto che le aree non globulari, in realtà, sono state rese ingannevolmente globulari dalla lente.

L'influenza distorcente della foschia e della nebbia sulle aree luminose e sugli oggetti della terra e delle acque, ha contribuito al loro elaborato rito negli anni. E lo studio di tale influenza sul posto di lavoro, ha portato alla conferma della Fisica Continuità  prima della prima fotografia della distorsione esistente nel lucernario terrestre. E quella singola caratteristica ha materialmente contribuito alla premessa che l'Universo così come astronomicamente si presume che sia, non potrebbe mai esistere.

Si è riscontrato che aloni ed anelli e sferoidali,  intrusi della  scena ingrandita della realtà, si trovano dove e quando li  si cerca nelle condizioni ideali per il loro sviluppo illusorio. In considerazione della facilità con cui sono promiscuamente realizzati, c'è poco da meravigliarsi che si vedano nelle osservazioni telescopiche del celeste.

Lui ha diligentemente guardato e studiato i movimenti delle luci riflesse degli aerei contro il cielo oscurato e contro lo sfondo di altre luci nei pressi di colline e montagne lontane. E è stato in  grado di discernere l'inganno delle luci in movimento degli aerei, che si imporrebbero nella mente immatura di qualche nativo di una regione non sviluppata della nostra  civiltà. Tale nativo, manca della conoscenza del rapporto altitudinale delle colline, delle  montagne e delle luci degli aerei in movimento e la loro relazione con altre luci in collina e in montagna e del cielo, sarebbe inconfondibilmente intimorito dallo spettacolo indefinibile. Si è trovato ragionevole concludere che l'ignoranza del nativo sul posizionamento e lo scopo delle varie luci, in relazione a quelle del velivolo sconosciuto in movimento, non  permetterebbe nessun’altra spiegazione che quelle luci di aerei in movimento rappresentino qualche paurosa entità sconosciuta o una condizione dei cosiddetti 'Cieli dell’aldilà. " Anche se la familiarità con lo spostamento delle luci aeree di notte consente al più illuminato di comprenderne il valore realistico e il movimento, che sono tuttavia, così facilmente confondibili dal loro corrispondente movimento e dalla loro distorsione, sviluppata nell’immediato livello terrestre. Quindi si può capire che la misura dell’inganno per la persona media, viene moltiplicata per l'apparente movimento delle luci note e non note a livello celeste.

La sperimentazione precoce ha stabilito che l'illusione può essere facilmente favorita nelle menti più astute attraverso l’osservazione sulla superficie terrestre della luce dell'aura  che, in condizioni favorevoli al suo sviluppo, avvolge le luci di un aeroplano così come dell'aereo e produce l'illusione di un disco luminoso che si muove attraverso il cielo notturno. Nella misura in cui un piattino è un disco, viene imposta l'illusione dei "dischi volanti".

E' stato anche dimostrato che foschia, nebbia, nuvole e angoli di osservazione, contribuiscono a quanto sopra e a numerose altre illusioni. E' stato inoltre stabilito che anche in una notte molto chiara le luci di un aereo in movimento presentano nient'altro che un "disco volante", se le si osservano attraverso il vetro traslucido di una finestra .

Gli stessi sviluppi illusori, sono stati trovati applicati ad un arco di luce luminoso alla distanza trascurabile di cinquanta piedi dalla lente di osservazione, che si applicano alla "luna" alla sua distanza stimata in circa 335 mila miglia. E, siccome la distanza conferisce fascino, l'illusione determinabile in quanto tale a cinquanta piedi, è senza dubbio accettata come realtà celeste quando viene avanzata da una conclusione astronomica che non ha alcuna possibile speranza di determinazione. Anche se il travestimento e le illusioni proiettate dalle luci e dalle aree luminose possono essere abilmente penetrati a una distanza di cinquanta piedi a livello terrestre, fanno tuttavia imporre l'inganno temporaneo fino ad avere la determinazione investigativa del loro valore reale. Quindi, si prende in considerazione l'allargamento dell’inganno dallo stesso travestimento a distanze che ne vietano la determinazione dei valori.

L'osservazione della fiamma senza pretese di un normale fiammifero, ha eloquentemente affermato i principi della funzione dell’obiettivo e gli  inganni che ne derivano. La sperimentazione ha stabilito che la fiamma perpendicolare di un fiammifero acceso al buio, viene distorta automaticamente dall'obiettivo della fotocamera che, nella foto notturna, fa sì che la fiamma venga ridotta a una linea orizzontale. La situazione sviluppata in fotografia da un aereo ad una altitudine di soli due miglia. È stato così percepito che ridurre la fiamma perpendicolare ad una fiamma in linea orizzontale, costituisce l’espressione primaria di tutta la convergenza della lente.

Un aumento di altitudine durante la foto ha sviluppato l'espressione secondaria della funzione dell’obiettivo, produrre la curva, come detto precedentemente. L'obiettivo della fotocamera ha curvato la stessa linea orizzontale fino alle estremità dell’inizio di un arco. Sulla completa convergenza della  lente, realizzando una foto a maggior altitudine, il fiammifero ha presentato l'aspetto fotografico di un disco luminoso.

La qualificazione dovrebbe essere fatta per i lettori che non hanno familiarità con il fatto che la luce sia sempre fotografata bianca. Quindi, anche se era noto che il disco bianco rappresentava un disco luminoso, l'area immortalata in una fotografia in bianco e nero, era bianca. Questo semplice esperimento del fiammifero è stato considerato troppo semplice o poco importante per l'applicazione da molteplici ore della United States Army Corps'. Pertanto, considerate ciò che la lente è capace di fare a una linea retta e come può rendere globulari e isolate le aree luminose del cielo, che isolate e globulari non sono.

Allora può essere possibile conciliare le illusioni  che si sviluppano dall'osservazione del celeste con quel detto di duemila anni fa: "Con l'occhio si vede, tuttavia si crede a ciò che non si vede ". Questa parabola, merita anche la ripetizione su ogni pagina di questo libro. Il suo significato può essere generalmente inteso, dopo altri due mila anni.

E' stato trovato in un'altra occasione che la fiamma del fiammifero svilupperebbe, attraverso la funzione ottica dell’obiettivo, un alone di luce verde-rossa quando la si tiene in mano e la si osserva attraverso occhi lievemente bagnati. In altre parole, dall’obiettivo che rileva la fiamma attraverso una pellicola di umidità, non si formerebbe un cerchio luminoso e colorato che sembri avvolgere la fiamma. Tale illusione nell'osservare una luce nota a non più di sei o otto pollici dalla lente di rilevamento, e nel momento in cui almeno l'umidità aggiuntiva tra la lente e il suo oggetto abbia esercitato tale influenza sulla lente che ha distorto l'oggetto, tiene una relazione molto precisa alla rilevazione dell’obiettivo telescopico delle aree luminose del cielo celeste. Il rilevamento telescopico di aree celesti luminose deve essere dovuto alle enormi distanze e attraverso numerosi mezzi di distorsione e oscuramento. In alcune zone di luce del cielo, questi mezzi a volte diventano agenti illusori molto più potenti dell’ umidità dell’ occhio, tra una lente ottica e una zona luminosa conosciuta a portata di mano.

Se a livello celeste non c'è bisogno che prevalga un volume corrispondente di umidità ad influenzare le creazioni illusorie degli obiettivi viste nell’aura illuminata del fiammifero, c’è una radiazione inconfondibile dal contenuto gassoso di tutte le zone celesti luminose osservate. L'influenza di tale radiazione tra le lenti telescopiche che rilevano e un'area celeste luminosa, in combinazione con altre condizioni della stratosfera, può prevedere lo svilupparsi della corrispondente illusione della fiamma del fiammifero, di uno e anche più  circoli luminosi. Tali cerchi, o cosiddetti "satelliti" possono poi apparire ingannevolmente ruotare  intorno alla zona celeste luminosa osservata.

A questo punto si precisa che è non solo l'effetto distorsivo dei mezzi attraverso i quali si osserva la luce, e la funzione della luce stessa al punto di osservazione, che contribuiscono alla produzione dell’ illusorio. Esiste oltre a tali fattori, l’influenza che la luce osservata esercita sulla lente di rilevamento. C'è espresso il valore del “più  si guarda, meno si vede". Cercando troppo si distorce il colore. Troppo intento nell’osservare  zone chiare e luminose produce la distorsione di luce, ombra o ombreggiatura.  Continuando l’osservazione della luce troppo intensa succede che l'area luminosa diventi nera.

"Sia la luce" 'Ma il mondo dell’ illusione è ingombrato con le emanazioni della luce. Il Sole diventa uno stuolo positivo di globi multicolori quando viene osservato da un angolo adeguato al loro sviluppo e nei molteplici globi ci sono molti modelli globulari più piccoli. L'Universo illusorio ha infiniti globi e sfere e vorticosi “corpi” globulari, anche se non ne esistono di fatto.

Per distorcere le aree luminose e gli oggetti  è stato trovato il parallelo terrestre del potere di radiazione del calore, osservando  una serie di luci a parete che erano lampadine elettriche in vetro chiaro. Queste sono state estese ad intervalli di dieci piedi, lungo la parete interna di una stanza di un centinaio di piedi di lunghezza. La camera era riscaldata da una ventilazione aperta  sulla parete di fronte a dieci piedi di distanza. Da una posizione sul lato del ventilatore della camera, si sono osservate le luci elettriche all'altra estremità della stanza, da cinquanta a cento piedi di distanza. Quindi le ondate di calore dei ventilatori aperti erano fra i sensibili nervi ottici che stavano osservando e le luci elettriche. Il movimento delle 'onde di calore’, anche se non rilevate dall’obiettivo, ha prodotto l'effetto  che ogni luce fosse tremolante, o "scintillante". Uno spostamento della posizione verso il lato opposto della stanza, dove le luci sono state viste senza le interferenze delle  ondate di caldo, in una sola volta, ha consentito l’osservazione delle reali luci ferme, dimostrando così l'illusione.

È significativo notare che questa condizione illusoria è stata trovata svilupparsi  quando le onde di calore mancavano della forza sufficiente e del volume per essere viste dall’obiettivo. La radiazione ha esercitato la sua azione illusoria  anche se non è stata vista come una barriera che distorcesse l’osservazione della  luce.
Prima una controparte dell’ influenza delle ondate di calore era stata mostrata nell'influenza del movimento dell’acqua sui nervi ottici sensibili, come la lente ha rilevato i lampioni ad Oakland.

In tali condizioni di osservazione i lampioni più grandi e più luminosi sono stati sottoposti alle stesse corrispondenti influenze, e hanno offerto le stesse performance illusorie. Tuttavia, è pertinente registrare che il movimento dei lampioni era molto più pronunciato ad una distanza  fra cinque e sette miglia rispetto al movimento illusorio della luce elettrica a distanze comprese fra i cinquanta e i cento piedi.

C'è una lezione qui, del maggior movimento illusorio all’aumentare della distanza dalla zona luminosa osservata. Ha notevolmente a che fare con la premessa di Galileo sull'illusione, "I corpi arrotondati che girano o seguono elissi nello spazio." La considerazione delle distanze astronomiche dovrebbe portare alla comprensione della Continuità Fisica. E dovrebbe aiutare a sapere che il movimento si può avere dai poli terrestri al nostro universo.

Poiché  c’è scritto questo, una vocina sembra portare a un’astronomica postulazione che nessuno di tali inganni possa essere imposto sulle lenti di ingrandimento dello work-shop dell’astronomia. E sostiene che la maggiore potenza degli obiettivi dei telescopi, entra nelle condizioni che creano l'illusione. Pertanto va detto che nessuna quantità di luce ingrandita può produrre maggiore chiarezza. La luce e l'obiettivo sembrano  risentire dell’ingrandimento: il maggiore ingrandimento di zone chiare e luminose sviluppa un maggior volume di distorsione della luce. E' evidente che il brillante scrittore del passato, Tiffany Thayer, era consapevole di tale situazione, quando si riferiva  all’obiettivo del telescopio di duecento pollici che fu poi perfezionato  come "l’elefante bianco del Monte Palomar." Questo obiettivo è atto a ingigantire tutte le illusioni dei secoli. L’ ingrandimento della lente di zone chiare e luminose e la distorsione della luce che ne deriva, è ciò che produce i "canyons" sulla Luna e una gamma grottesca di entità astronomiche "che non sono e non potrebbero mai esistere sulla terra, sul mare o nell'Universo in  cui siamo ". L’ingrandimento è l’imponderabile stampo che produce le sfumature di luce nelle aree celesti luminosi. Tali sfumature di luce all'interno delle zone di cielo luminoso sono a volte annunciate come "nuvole” in stratosfera sopra la zona di luce del cielo celeste; altre volte, sono state dichiarate come vegetazione sulla terra celeste sotto il lucernaio.

A questo punto è bene ripetere che gli obiettivi dei telescopi non possono penetrare la luce del cielo celeste. E' vero che le nubi e la vegetazione sono utili per gli esseri umani. Senza le nuvole la vegetazione potrebbe non esistere. Da qui si può scegliere ciò che le sfumature della luce rappresentano, nient’altro che sfumature di luce. Anche se esistono le nuvole e la vegetazione sotto la luce che si estende in tutto l’intero Universo, tali condizioni non possono essere rilevate attraverso l’involucro del cielo luminoso. Tutto ciò che le lenti dei telescopi rilevano è un aspetto del cielo luminoso .

Questo e innumerevoli verità corrispondenti alla sperimentazione e all'osservazione del cervello, sono state sviluppate attraverso uno sforzo incessante per confutare o per verificare l’inquietante ritratto percettivo dell'Universo realistico. Per questo, il ritratto fu presentato a quel presto pellegrino come un gravoso regalo straziante della Forza che ordina i nostri destini individuali. Il dono non poteva essere respinto, perché la forza persisteva nella sua dotazione.

Ma c’è da meravigliarsi che chi era così dotato facesse periodici  tentativi per lasciare il regalo? Le ore che aveva consumato nella noiosa pettinatura* attraverso l'accumulo nei secoli di dati Astro-matematici, incarnano le contraddizioni eclatanti risultate dallo sforzo organizzato per sostenere il postulato dell’isolamento terrestre, costituito in un periodo che potrebbe aver raccontato tre volte la famosa favola de "Le mille e una notte ". E il tempo sarebbe stato perso per erigere tutti gli universi matematici irreali che la storia aveva registrato.

Per realizzare un progetto di tale portata, che ha aperto i percorsi bloccati dal ghiaccio secolare al nostro Universo, quell’elaborato laboratorio del pellegrino precursore era generalmente la sgombra piattaforma delle sabbie del deserto. E il suo consueto osservatorio astronomico era un cornicione di montagna scoperto. Ma la sua attrezzatura era superiore ai più potenti telescopi “del Monte Wilson e Monte Palomar”. All’ultimo, l’obiettivo da duecento pollici è stato poi messo a terra e utilizzato “per vedere tutto e conoscere tutto”. Assurdo! Assurdo!
                                                                                                                                                             
E’ il cervello che vede davvero. E l’obiettivo del telescopio non ha cervello.

Il suo fondo di dotazione è di impeccabile percezione extrasensoriale, che ha rilevato più dell’Universo reale in cinque minuti che tutti gli obiettivi dei telescopi che ogni epoca potrebbe rilevare. E la sua leale organizzazione era fedele – la sua fede contro un mondo di scetticismo.
Nel 1935 egli incontrò l’esploratore della stratosfera belga, il professor August Piccard, all’Hotel St. Moritz a New York City. Fu lì che vide la prima foto del cielo esterno terrestre che aveva descritto prima che altro obiettivo lo avesse rilevato. La foto di Piccard mostrava una piccola area del cielo della Terra, com’era stata vista e fotografata dall’interno del cielo. La foto era stata presa dalla maggior altitudine che Piccard avesse raggiunto e che era solo sulla soglia della stratosfera. Piccard non aveva raggiunto sufficiente altitudine per una foto contro lo sfondo della stratosfera in totale oscurità. Quindi la foto mostra solo l’area di cielo inferiore in cui Piccard era entrato. Quell’area di cielo appariva come “un disco illuminato rovesciato”. Gli angoli di quel disco rovesciato stavano sviluppando una sfumatura di rame che rappresentava l’illuminazione primaria dell’immediata zona del cielo.  Era il colore che si vedeva sulla formazione nuvolosa  mentre il sole scompariva lontano, oltre l’orizzonte occidentale.

Quella colorazione illuminativa del rovesciato, o parziale disco, oscurava il contorno del terreno da dov’era partita l’ascesa di Piccard. Niente della superficie della Terra era stato rilevato da Piccard o dall’obiettivo della camera nella base della gondola della stratosfera. Tutto ciò che si poteva vedere era lo sviluppo del disco parziale in parte luminoso dell’area di cielo penetrata.  Se Piccard non aveva raggiunto sufficiente altitudine per permettere la formazione della lente di un disco completo di luminosità totale, la sua foto confermava la funzione dell’obiettivo e l’inganno risultante come scoperto nel 1926. Se avesse potuto incrementare la sua altitudine il disco rovesciato o parziale, sarebbe stato completato dall’obiettivo in un disco intero. Entrambi i bordi del disco rovesciato, come dimostrato all’inizio dell’oscurità stratosferica, sarebbe stato continuamente redatto fin quando si fossero incontrati. Allora il disco rovesciato sarebbe stato rilevato dall’oscurità stratosferica e da tutte le altre aree dell’Universo, come una zona ricurva verso il basso. Quando esiste quella situazione, viene presentata una superficie completa del disco, che è conosciuta come un disco. Non parliamo di aree curvate verso il basso; quando si presentano tali formazioni, sono conosciute come dischi.

L’obiettivo completa il cerchio perché le lenti sono circolari. Col completamento del disco è rilevata , l’area del disco. Le lenti hanno fatto il loro lavoro. Poi la mente aggiunge il tocco finale che causa l’illusione circolare del contorno circolare della zona di cielo che ha la proprietà di un corpo. La pienezza di un corpo può esistere per una mente adulta anche se in realtà non c’è tale pienezza del corpo.

L’apparenza di quell’area particolare di cielo fotografata nel 1931, aveva spinto Piccard ad annunciare: “La Terra appare come un disco illuminato”. Comunque è evidente che Piccard intendeva che la zona di cielo fotografata appariva come un disco illuminato.

La parola “illuminazione” ha applicazione in questo caso perché c’era illuminazione. Ma non era luminosità. Non c’era abbastanza oscurità dello sfondo stratosferico affinchè la luminosità si propagasse. Se la zona fosse stata fotografata da dentro la profondità del cielo non sarebbe stata luminosa, l’illuminazione primaria sarebbe stata sufficiente ad oscurare la superficie della terra. Solo incrementando l’altitudine, con l’oscurità aggiuntiva della stratosfera, si sarebbe sviluppata luminosità.

Piccard si era accorto nella prima descrizione che non avrebbe potuto vedere niente della superficie terrestre: “Una nuvola color rame avvolgeva la Terra”. Non c’è dubbio che Piccard aveva  inteso bene. Ma il giornalista che lo ha riportato con una estremamente fuorviante scelta delle parole. Come detto, la terra non appare come niente, perchè nessuna area della Terra è potuta essere fotografata. Era solo un’area infinitesimale dell’intero cielo della Terra. La “nuvola colorata di rame” era parte della densità gassosa del cielo che stava sviluppando luminosità.

Stando alle lastre fotografiche visualizzate da Piccard, esse hanno concesso ampia evidenza che lui non aveva raggiunto sufficiente altitudine affinchè l’obiettivo sviluppasse il disco completo. Se Piccard fosse andato oltre la superficie del cielo esterno e avesse fotografato dall’oscurità della stratosfera, il disco completo sarebbe stato sviluppato dall’obiettivo della camera e lo sfondo scuro avrebbe causato l’illuminazione gassosa del cielo per possedere una fiera luminosità.

Osservate la fig. 4 nel prossimo capitolo. Rilasciata agli editori scientifici della nazione nel 1930, mostra come ogni area del cielo luminoso della Terra apparirebbe dalla sufficiente distanza nell’oscurità della stratosfera e da tutte le aree territoriali celesti.  Se le zone luminose del quasi-disco fossero state disegnate in cerchi completi, la metà inferiore di ciascuno avrebbe descritto il “disco rovesciato” dell’annuncio di Piccard, quando visto dall’alto. O se uno girasse l’illustrazione sotto sopra, vedrebbe il disco rovesciato. Nella visualizzazione di qualsiasi cielo luminoso come quelli mostrati dalla profondità dell’oscurità della stratosfera e dai territori celesti, le curve del semicerchio vengono presentati come dischi. Le funzioni potrebbero essere state stabilite nell’antica Babilonia se allora avessero avuto razzi V-2.

Sfortunatamente, quando le zone del simil-disco luminoso sono rilevate a livello terrestre o celeste, la mente umana automaticamente fornisce proprietà del corpo che non esistono. In questa maniera l’Universo realistico viene infestato da “globi isolati” che non esistono. La zona dell’Universo della Terra non sfugge all’infezione del “globo isolato”. Il dogma astronomico ha decretato che le aree celesti rilevate erano “ globi isolati” o “corpi” sferici alla deriva nello spazio infinito. E tale era il caso, che per la Terra doveva essere lo stesso. Chi poteva provare altrimenti nel 1543, quando fu imposta la teoria delle astro-bolle?

Mentre siamo lì, sarebbe bene andare alla figura 5 intitolata “The U.S. Navy’s V-2-rocket-camera photograph dispel the illusion” ( Il dispositivo fotografico del missile V-2 della U.S. Navy disperde l’illusione). Il titolo è il più adatto. La foto mostra un’area di superficie esterna luminosa del cielo della Terra da un’altitudine di sessantacinque miglia. “Altitudine” significa distanza dalla superficie della Terra; quindi la foto è stata presa approssimativamente cinquantacinque miglia oltre la zona di cielo esterno. Dev’essere stato un po’ più di cinquantacinque miglia, perché la distanza fra la superficie terrestre e il cielo varia: a volte e in posti differenti, il cielo è lontano solo sette miglia; in altri punti possono essere dieci miglia.

La figura 5 è la riproduzione di un’area dell’intero cielo terrestre presa dalla macchina fotografica originale del missile V-2. La foto non è stata presa in perpendicolare, come fu nel caso della foto di Piccard del 1931. Quindi mostra solo ad un angolo l’area del disco completo che avrebbe mostrato Piccard se fosse salito all’altezza raggiunta dal missile V-2. La macchina fotografica del missile avrebbe mostrato un disco rotondo, piuttosto che lo scorcio di un ovale, se fosse stata nella coda del razzo, così che avrebbe fotografato sulla perpendicolare durante la salita del missile. Come il razzo è sceso è stato alla deriva ad un angolo, quindi tutte le foto del cielo esterno dovevano essere ad angolo. Se il missile fosse sceso perpendicolarmente, avrebbe mostrato l’intero disco indicato in figura 3 e 4.

Quella foto originale di un’area di superficie luminosa della Terra dal cielo esterno, apparentemente globulare e isolata, è la foto più importante nella storia del mondo. Dice molto di più del nostro universo realistico che tutti i volumi astronomici compilati nei secoli. Ha solo bisogno dell’interpretazione appropriata. E se l’uomo terrestre non è competente ad interpretarla, significa che al momento dovrebbe essergli negata l’acquisizione dell’universo.

L’area bianca della foto è la luminosità che copre tutto il cielo. La zona scura raffigura le sfumature che si sviluppano dal movimento gassoso che produce la luce. Altri fattori possono aver influenzato la sfumatura, come mostrato. Se fosse stato un potente obiettivo automatico a fotografare da quella distanza, si sarebbe verificato l’ingrandimento della superficie luminosa. Allora la chiara luminosità sarebbe stata considerata esistere solo nelle macchie bianche. Ma quella conclusione sarebbe stata fallace; la luce copre l’intera area. Da distanze maggiori sarebbe stato manifesto.

Ci sono stati riferimenti precedenti a tale sfumatura di luce come fosse una “formazione nuvolosa”. Quel termine è accettabile se si intende formazione nuvolosa gassosa. Altrimenti diventa ridicolo. Se la sfumatura o le macchie bianche fossero state infatti nuvole atmosferiche, come osservato dalla superficie coperta, sarebbe stata anche rilevata la superficie della Terra.

Ora qui appare; e potrebbe essere  apparsa solo attraverso l’applicazione di un mezzo fotografico capace di penetrare la luce. C’è un tale mezzo che penetra la luce sviluppato dalla ricerca moderna, ma la sua applicazione può essere sempre rilevata perché l’oggetto o l’area fotografata attraverso la luce diventano distorti. Come da illustrazione, la vegetazione verde è riprodotta bianca e il normale contorno degli oggetti diventa sproporzionato.

Anche se il mezzo riferito, pellicola a infrarossi ed extra-sensibile, ha applicazione in fotografia con limiti di distanza, non c’è alcuna traccia della sua applicazione a telescopio.

Se è esistito, o se mai è stato sviluppato, un mezzo le cui lenti telescopiche possono penetrare la luminosità della luce celeste, anche agli astronomi sarà allora permesso di discernere l’universo di fatto. Osserveranno allora la terra sottostante la superficie luminosa delle aree celesti, dove la conclusione astronomica ha negato l’esistenza della copertura. Quindi rileveranno l’acqua abbondante e la vegetazione negata dalle conclusioni astronomiche dei secoli. E quella vegetazione fornirà la menzogna all’astronomica ipotesi che le zone celesti manchino dell’ossigeno contenuto, favorevole alla vita.

Nessun astronomo, o il suo obiettivo telescopico più potente, hanno mai rilevato  più della luminosa superficie delle aree del cielo esterno dell’universo. Nessuna fotocamera telescopica ha mai fotografato altro che la stessa superficie di cielo, che è stata presa ingannevolmente come un disco e isolata dalla funzione dell’obiettivo qui descritta. Perciò, per strano che possa sembrare, le foto delle aree celesti luminose con pienezza, o corpo, sono prodotti dell’ illusione. La tragedia della loro visualizzazione è stata espressa dall’idea sbagliata che esse hanno favorito. L’area a disco del cielo celeste che hanno formato le lenti, è l’unica cosa che hanno fotografato, ma il disco deve sviluppare la delusione che un corpo pieno e isolato esiste.

La figura 4 mostra che ogni zona del  cielo terrestre dalla stratosfera oscura e da altre aree territoriali dell’Universo, apparirebbe essere lo sviluppo fotografico del Professor Piccard di un disco parziale, con luminosità incompleta, che non è stata generalmente considerata come prova dell’illusione descritta. Per questo fu intensificato lo sforzo per ottenere la foto del cielo esterno luminoso terrestre, fatta da un’altitudine maggiore, che avrebbe mostrato un disco completo con luminosità. L’altitudine richiesta si considerò di quattordici miglia, quattro miglia oltre a quella di Piccard.

Con questo obiettivo, è stato fatto un viaggio dalla base dell’U.S. Army Air Corps’ al Wright Field a Daytona, Ohio.

Lì il Maggiore Hoffman ed il Capitano Albert W. Stevens hanno fatto un’elaborata preparazione per una salita sulla stratosfera, e si credeva che potessero essere indotti a raggiungere un’altitudine di quattordici miglia, dove si sarebbe avuta la conferma fotografica dell’inganno delle lenti.

Il Capitano Stevens, poi considerato il fotografo aereo leader, ha preso numerose foto della sezione affari di Daytona Ohio, ad un’altitudine di cinque miglia. Le foto da quella altitudine, senz’altro con un obiettivo molto potente, hanno mostrato le concrete strutture conosciute del distretto degli affari oggetto di fusione, insieme con la funzione dell'obiettivo. Tale fusione ha confermato che le foto ad altitudine maggiore avrebbero causato l’inganno delle strutture concrete apparendo esse arrotondate, o globulari.

Sebbene sia stata stabilita da tanto la funzione convergente di tutte le lenti, le foto straordinarie hanno affermato di conoscerne i principi e hanno contribuito ad aggiungere la conoscenza che la loro funzione può creare innumerevoli illusioni a livello terrestre. E le illusioni si svilupperebbero dalle osservazioni di oggetti e a condizioni con cui abbiamo più familiarità. Quindi non è stato difficile determinare che ci sarebbero moltiplicazioni della quantità e della qualità dello sviluppo delle illusioni dalle  lenti, nelle osservazioni telescopiche e fotografiche di remote aree celesti luminose che sono del tutto sconosciute.

La foto aerea ha allo stesso modo stabilito i lordi inganni risultanti dalle foto altitudinali del familiare  terreno terrestre dove i fiumi sembrano disegnati sulla superficie della terra e, privati della loro naturale profondità e larghezza, perdono le loro caratteristiche identificative come fiumi e sono stati fatti ingannevolmente apparire come strisce sulla superficie terrestre.

Grazie alla cortesia del Maggiore Hoffman e del Capitano Stevens, il pellegrino del 1934 ispezionò le attrezzature della salita sulla stratosfera a Wright Field e prescrisse l’altitudine richiesta per la conferma fotografica della sua precedente affermazione. La minima altitudine considerata necessaria fu di quattordici miglia: dieci miglia dalla superficie terrestre al cielo e quattro miglia nell’oscurità della stratosfera, oltre il cielo. Il Capitano Stevens diede l’assicurazione che avrebbe fatto qualsiasi sforzo per raggiungere l’altitudine richiesta. Il suo tentativo iniziale fallì quando il pallone scoppiò poco dopo essere partito e l’ascesa era sotto la distanza. Dopo un po’, a Novembre 1935, l’ascesa raggiunse le quattordici miglia di altitudine oltre le Black Hills del Sud Dakota. C’è una piccola questione, che a quella altitudine siano state fatte foto affermative che mostravano la completa luminosità e l’apparenza del disco dell’area del cielo. Sfortunatamente, le foto di quella salita non sono uscite quando richieste.

Non ci sono stati ulteriori importanti sviluppi  sulla Continuità Fisica fino ad Ottobre del 1946, quando il missile V-2 della U.S. Navy raggiunse l’altitudine senza precedenti di sessantacinque miglia. E la sua telecamera ritornò con foto sensazionali di un angolo di una luminosa, globulare e isolata area di cielo sopra White Sands nel New Mexico. Foto dal missile più recenti da un’altitudine di duecento miglia (Maggio 1954) mostrano un’area di cielo terrestre luminoso a trecentomila miglia di larghezza. Anche lì è ingannevolmente globulare e isolato.

Nel confronto, tale macchina fotografica del missile (resa possibile dalla U.S. Naval Research Bureau) è importante osservare che quell’apparenza isolata e globulare è stata prodotta ad ogni distanza fotografata dalla superficie del cielo esterno. Non ci sono variazioni del contorno; ma ci sono variazioni della sfumatura e distorsioni della luce, che questo lavoro ha appropriatamente sottolineato.

Con tale prova fotografica conclusiva della luce del cielo terrestre e gli inganni del contorno del cielo sviluppati dagli obiettivi, c’era ragione per credere che qualche affermazione del pellegrino sarebbe stata riconosciuta dall’ordine scientifico stabilito.  E’ stato detto che tale vivida espressione dell’inganno delle lenti consentirebbe ai più scettici di percepire se quegli identici inganni fossero stati sperimentati in tutte le osservazioni telescopiche delle aree celesti luminose. Come risultato della prova sensazionale della macchina fotografica del missile sulla sinonimia della luce del cielo terrestre e celeste e l’apparente globularità e isolamento delle aree di cielo, è sembrato che quasi nessuno avesse realizzato che quella astronomia aveva affrontato solo la luce del cielo celeste e le caratteristiche illusorie sviluppate dalle lenti telescopiche.

Le illusioni ora  dimostrate svilupparsi dalle osservazioni telescopiche del celeste, attestano come sia stato naturale per Copernico, Galileo, Newton e altri dei loro tempi concludere che quelle aree celesti luminose fossero “corpi” globulari e isolati. Gli illustri gentiluomini mancavano di dispositivi meccanici moderni per provare altrimenti. Tale era il caso, che fu necessario prescrivere orbite matematiche dello spazio per l’apparente movimento di dette entità illusorie che l’Universo comprende. Da allora in poi, il concetto di “corpo” e “corpi” divenne così fissato che fu impossibile tornare al punto di partenza del 1543 per l’investigazione della premessa.
Sebbene numerosi uomini abbiano messo in discussione la premessa, ci potrebbe non essere investigazione costruttiva in assenza di attrezzatura meccanica più recente. E’ solo attraverso tale attrezzatura che si è avuta la prova dello sviluppo del concetto dell’ illusorio.

A proposito dell’attrezzatura meccanica, i primi anni del pellegrinaggio hanno portato al laboratorio alveolare  del Dr. Robert Goddard, straordinario pioniere nella costruzione di missili. Quando nel 1926 il pellegrino lo  visitò alla Clark University a Worcester nel Massachussetts, egli desiderava la perfezione del missile non meno ardentemente del Dr. Goddard. A quel tempo, a ventotto anni, non sognava che sarebbe vissuto a testimoniare la spettacolare performance del razzo, che ha messo a punto la conferma al suo sogno.

Con tutte le meccaniche moderne, che sorpassano le meccaniche drappeggiate nei corridoi del tempo, ci son voluti vent’anni per usare quel missile per prova delle informazioni più sensazionali. Ed è significativo che un tale potente strumento meccanico di prova sia stato prima usato per distruggere. Non sarebbe potuto essere utilizzato per scopi profondamente scientifici per il fatto che il militare diventò seriamente interessato allo sviluppo di missili per affrontare la sfida della peggiore guerra nella storia, la Prima Guerra Mondiale.

Nella prova ora stabilita per le principali caratteristiche di questo lavoro, esiste un parallelo alla prospettiva del 1493, quando fu scoperto un “Nuovo Mondo” di terra e acqua e vita che la teoria arcaica aveva negato. L’esistenza di questo territorio era stata negata come risultato di una condizione illusoria accettata come reale, il cielo che incontrava l’acqua. Per superare il concetto di “Terra piatta” di quella illusione, fu di massima importanza per la scienza rendere plausibile l’esistenza di questo “Nuovo Mondo”. Quindi quando fu avanzato nel 1543 un caso per sostenere il tempestivo, anche se erroneo concetto delle aree celesti isolate che costituiscono il così detto “sistema planetario” e simultaneamente spiegare l’esistenza del Nuovo Mondo, fu più accettabile.

A quel tempo era di primaria importanza stabilire in maniera convincente che l’area della Terra, precedentemente concepita per abbracciare solo il Vecchio Mondo, era due volte più grande. E per dare assicurazione che uno non sarebbe “caduto oltre il bordo” si doveva mostrare come i viaggi sarebbero stati compiuti da un lato all’altro di quello che fu considerato un globo terrestre. La funzione sottolineata fu quella dell’estensione delle acque dell’est e dell’ovest poi scoperte di recente, per collegare il Vecchio Mondo con il Nuovo. La larghezza doveva essere conosciuta, a prescindere di quale potesse essere stata la lunghezza. Poi fu da est a ovest piuttosto che da sud a nord. Se esistessero estensioni a nord e a sud, non importava al tempo.

La promulgazione dell’idea della Terra a globo, fu semplificata dal fatto evidente che il Sole sorge a Est e tramonta ad Ovest. E avanzò ulteriormente comprendendo che si poteva andare a vela ad Ovest ed arrivare infine ad Est. Apparve ragionevole dedurre che il contorno della Terra fosse quello del globo, o sfera. Fin da quando il globo assunto della Terra ebbe limiti orientali e occidentali nel tempo e nello spazio, furono forniti i limiti matematici del Nord e del Sud, che avrebbero dato conferma alla sfera. Così la formula matematica decretò che il contorno della Terra fosse comparabile a quelle aree celesti assunte come globulari e isolate. Benchè l’assunta globularità e l’ isolamento delle aree celesti da allora siano stati dimostrati illusori, i fotogrammi della teoria furono obbligati ad accettare tali apparenti condizioni come fatti. Quindi il terrestre, ipotizzato anche come area isolata e globulare dell’intero Universo, come le aree celesti, fu assunto  “circolare o ellittico nello spazio.”

I teorici antichi, mancavano delle apparecchiature moderne per determinare la realtà cosmica, erano convinti che le lenti del telescopio fossero registratori fedeli  delle condizioni celesti.
Sfortunatamente la capricciosità delle lenti non fu mai considerata nella determinazione riguardante la disposizione e il movimento nell’Universo. Comunque, da quella fallace assunzione della globularità e dell’isolamento, furono sviluppate la basi per l’esatta misurazione del tempo. Dove in precedenza il giorno terrestre poteva essere conosciuto in due parti, i periodi di luce e oscurità, la teoria della globularità ed isolamento terrestre rese possibile valutare i periodi di luce e buio attraverso l’applicazione delle ore. E le ore, naturalmente, corrispondevano al presunto movimento giornaliero dell’ipotizzata Terra sferica.

Può essere percepito che la stessa misurazione del tempo poteva essere applicata se, contrariamente, si fosse ipotizzato che il Sole descrivesse un percorso quotidiano intorno alla Terra da Est a Ovest. Poi avrebbe fatto poca differenza se la Terra fosse stata ipotizzata sferica, cilindrica o tubolare nel contorno. Il movimento del Sole avrebbe fornito ore del giorno facilmente, così come faceva il movimento della Terra.

L’ipotetico movimento circolare dell’ipotetica Terra a sfera fu fatto per conformare alla misura del tempo e la misura del tempo conformata all’ipotetico movimento dell’ipotetica Terra sferica. Quindi la matematizzata approssimativa circonferenza da ventiquattromila miglia di una assunta Terra a sfera, invitò la determinazione matematica che un ventiquattresimo del presunto giro giornaliero terrestre nello spazio, avrebbe costituito un’ora. Perciò, una ipotetica rotazione completa dell’ipotetico globo della Terra, dalla circonferenza di ventiquattromila miglia, avrebbe costituito un giorno della Terra di ventiquattr’ore, che dovevano essere ventiquattro diversi punti di partenza per volta. Ogni mille miglia della circonferenza da ventiquattromila miglia, avrebbero effettivamente sperimentato diverse dodici ore a mezzogiorno e diverse dodici ore a mezzanotte. Tale matematizzazione non fu affatto complicata.

Seguì allora che il diametro del globo terrestre fatto a mano, avrebbe dovuto conformarsi a dimensioni globali. In accordo, avrebbero dovuto essere formulati ipotetici punti decrescenti del nord e del sud per l’assunto globo della Terra, dedotta essere isolata nello spazio infinito. La realtà non poteva essere consultata, e non c’era modo di controllare la designazione della fine nei presunti nord e sud sostenenti il concetto globulare e l’isolamento del globo terrestre.

L’uomo, avendo stabilito il contorno della Terra e i limiti per soddisfare le necessità di quel tempo, aveva ben poco interesse negli aspetti fisici delle estremità a nord e a sud che i suoi conti avevano ordinato. Il suo interesse era concentrato nel viaggio da Est a Ovest, dal “Vecchio Mondo” alla conquista del “Nuovo Mondo” a occidente.

Dopo che le ipotetiche estremità dell’ipotetico globo terrestre, furono fissate matematicamente nel tempo e nello spazio, si dovette fornire il globo di un’orbita indipendente, o cammino nello spazio, per il suo ipotetico movimento giornaliero e annuale in relazione agli altri assunti “globi” cosmici, sparsi attraverso l’infinità senza tempo. Anch’essi, dovevano essere resi conformi all’ordine matematico perfezionando l’Universo illusorio dell’uomo.

Quindi doveva essere percepito che l’uomo, così come la Forza Creativa o Divinità, era responsabile del modello di Terra di quindici secoli e l’universo sulla Terra. Tuttavia, il modello tessuto dall’illusione servì allo scopo e riempì una necessità di quel tempo.

E’ stato facilmente realizzato che l’interesse di quattrocento anni prima non poteva, e non aveva bisogno di essere diretto in alcun modo costruttivo verso le assunte estremità del presunto globo terrestre. La mancanza di conoscenza effettiva dell’estensione della Terra del nord e del sud, spiega perché agli esploratori americani più famosi come di recente a Febbraio 1947, sia stato impedito  di descrivere l’estensione senza fine del territorio oltre la fine presunta del nord del mondo come “il centro del grande sconosciuto”.

Se la struttura dell’Universo imposta dalla teoria Copernicana si sviluppò dall’illusione, la mala interpretazione dei valori elargì certi benefici sull’uomo di quell’epoca.  Si offriva un’adeguata comprensione generale di questa realtà del “Nuovo Mondo”. E si fornì una necessaria e più disponibile calibratura del tempo anche se, così facendo, furono prescritti una serie di movimenti fantasiosi per assumere i “corpi sferici” cosmici, in comune con quello presunto della Terra costituente in apparenza l’intero Universo.

Sfortunatamente, fornendo tali benefici si è anche sviluppato il molto discutibile benefit della credenza che l’uomo “sarebbe caduto” alle estremità nord e sud della Terra, invece che dai “confini” est e ovest. Teoria può opporsi persistentemente a teoria, ma solo il fatto può spiazzare la teoria. I fatti del nostro tempo divulgano la fallacia delle estremità della Terra nord e sud. Tali fatti della scoperta moderna forniscono prova abbondante che acqua e terra si estendono indefinitamente oltre entrambe le presunte estremità prescritte dalla teoria del 1543.

Vent’anni di approfondita ricerca nell’oscurità della stratosfera, confermano la scoperta del 1926 che ogni area della superficie del cielo esterno alla Terra, a prescindere dalla sua taglia, presenta una replica fotografica di tutto ciò che è stato osservato dell’universo su di noi.

Questa caratteristica da sola fornisce la prova conclusiva che “ le cose non sono quelle che sembrano” per tutto l’Universo. Prova che la luce celeste rilevata telescopicamente, è la stessa luce del cielo che è stato provato coprire la Terra.

Quindi è stato stabilito che di base, tutta la luce celeste è la stessa densità atmosferica come quella della Terra, che rende possibile il cielo. E’ dimostrato che il contenuto del cielo gassoso, che rende luminosa la superficie del nostro cielo esterno contro lo sfondo buio della stratosfera, è la stessa sostanza gassosa che crea la luminosità celeste. Il cielo e la luce prevalgono anche dove nessun obiettivo telescopico le rileva. Ci sono certe aree della nostra luce del cielo terrestre che non possono essere rilevate nell’osservazione telescopica dalle aree terrestri del celeste. Ma la mancanza di rilevamento in nessun modo conferma l’assenza di cielo terrestre e della sua luce. Perciò, nei fatti moderni della scoperta che confermano la presenza di luce celeste e densità atmosferica, simile a quella che prevale a livello terrestre, c’è sufficiente evidenza  che vegetazione e vita terrestre simile esistono in tutto l’intero Universo.

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COME APPRENDIAMO, DALL'ERRATA CORRIGE: LA FIG.4, VA LETTA, COME: LA N.6; PERTANTO; LA DIDASCALIA, QUI: RIPORTATA; SI RIFERISCE: AD UN'UNICA IMMAGINE.
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APPRENDERE LE LENTI NELL'ATTO DELL'INGANNO NELLA FOTOGRAFIA DELLA STRATOSFERA

Le foto della stratosfera provano come le lenti sviluppino curve che sono simili a dischi. Essi sono puramente illusori e impongono la delusione del corpo a globo.
Questa tripla illustrazione esprime la sequenza storica defli eventi che confermano lo sviluppo della curva ingannevole della lenti della fotocamera. Esse confermano la Continuità Fisica dell’Universo.

1-A sinistra è ritratto l’inizio dello sviluppo della curva dalla fotocamera utilizzata nell’ascesa in stratosfera di Auguste Piccard, nel Maggio 1931, che raggiunse una altitudine di dieci miglia. Dove Piccard era appena penetrato attraverso il nostro familiare cielo blu, si mostra l’inizio della curva prodotta dalle lenti di quella particolare area di cielo. Apparve come un disco illuminato capovolto.

2-Il centro dello sviluppo del simil disco mostra l’ingannevole apparenza dell’area di cielo penetrata da Albert W. Stevens, della U.S. Army Air Corps, all’elevata altitudine di quattordici miglia oltre le Black Hills del Sud Dakota nel 1935. L’elevata altitudine permise lo sviluppo della curvatura intera, che è stata rilevata come un disco. Rappresenta il completo della funzione delle lenti, che sviluppano ”il parziale disco rovesciato” in un disco intero.

3-Il disco più grande e più luminoso a destra, rappresenta un’area di cielo luminoso terrestre fotografato dalla fotocamera del missile della U.S. Naval Research Bureau alla maggiore altitudine di sessantacinque miglia, o circa cinquantacinque miglia dalla superficie del cielo esterno che varia da sette a dieci miglia dalla superficie della Terra.

Queste foto e altre che sono seguite ad altitudini sopra le duecento miglia, confermano in conclusione le informazioni del 1927, che i Marziani o altri abitanti dell’Universo sono obbligati a considerare quell’area luminosa  simile a un disco, sopra White Sands come un “pianeta” o un “stella”. Le foto stabiliscono che ogni area del cielo terrestre osservata da oltre la Terra, deve ingannevolmente apparire come un isolato “corpo a globo”, comparabile alle molte aree celesti luminose della fallace “mappa stellare” dell’ astronomia, che è in realtà una mappa del cielo celeste.

Le lenti della fotocamera dell’ascesa in stratosfera e dei voli del missile non furono in grado di penetrare attraverso l’impenetrabile luminosità del nostro cielo immediato alle trascurabili distanze coinvolte. Perciò non potevano rilevare la realistica terra e vita che sappiamo essere sotto il cielo.

Le lenti del telescopio, incluse le recenti lenti da duecento pollici, sono incapaci di penetrare attraverso la luminosità delle aree celesti per rilevare le altrettanto realistiche terra, vegetazione e altre forme di vita esistenti sotto ogni area della luce celeste e tutte le altre aree celesti dove nessuna luce è rilevata.
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UN VIAGGIO STRATOSFERICO A MILLE MIGLIA SOPRA LA LUCE DEL CIELO DELLA TERRA, LA STRADA DELLE ILLUSIONI
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In un viaggio a mille miglia nella stratosfera, da New York City a Chicago, il nostro luminoso e illusorio cielo esterno prodotto, a causa delle curve sviluppate dalle lenti, appare ingannevolmente come curve arrotondate e numerose e perciò apparentemente “corpi” isolati, identici al fantasioso modello astronomico celeste delle “stelle” e dei “pianeti”. Se il cielo blu interno e il cielo esterno luminoso sono mostrati entrambi per completare l’illustrazione, si deve ricordare che il cielo blu della Terra è visto attraverso la nostra atmosfera terrestre, mentre.. quello "luminoso"
[Vedi: "Errata Corrige" -NdR]
è visto dall’oscurità della stratosfera durante il giorno e la notte e da tutte le altre aree territoriali dell’Universo durante l’oscurità della notte.

NOTE: Questa illustrazione è stata originariamente presentata agli editori scientifici dei servizi stampa di questa nazione prima di acquisire alcuna foto dalla stratosfera di segmenti di cielo del nostro luminoso simil-disco apparente della Terra. La fotocamera del missile V-2 dell’U.S. Naval Research Bureau, fin da Ottobre 1946, in conclusione conferma la presentazione.
(CLICCA PER INGRANDIRE)
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3 commenti:

ciao,sono luigi, ha detto...

Ciao,sono luigi. Grazie di cuore . Per il rimanete testo ci vorrà ancora molto? Sono tremendamente interessato a questa nuova visione ,un grande riconoscimento per il lavoro svolto.

tavolesmeraldine@gmail.com ha detto...

In Italia, non ci sono Leggi che ci proteggono dalla PSYOP, nonostante ne sia il Paese più colpito. Finché non lottate per una LEGGE, che VI PROTEGGA veramente da questo; così come anche: la vostra Libertà di Espressione, che al momento vi è Negata. Finché, si continuerà a "Far Finta" che "va tutto bene".. le cose, andranno sempre così.

Mi dispiace. Ci sono gravi cose, che impediscono il normale sviluppo e la crescita del Libro. Buona serata. --

tavolesmeraldine@gmail.com ha detto...

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